
Il civico n. 2 di Campetto costruito nel 1586 su commissione del nobile Ottavio Imperiale fu poi acquistato dai marchesi Sauli ed a metà del ‘600 dai De Mari e poi dai Casareto, ma al di là di tutti questi passaggi di proprietà che hanno lasciato preziose testimonianze all’interno del palazzo, già nel XVII secolo l’edificio fu conosciuto come il ” Palazzo del Melograno ” ed ancor più nota fu la sua profezia. Circa 400 anni or sono un piccolo seme di melograno si posò fra il frontone triangolare del portone d’ingresso del palazzo ed il balcone del primo piano, lì , incredibilmente, trovò un ambiente favorevole e crebbe anno dopo anno sino a trasformarsi in un alberello. Nel 2024 quel melograno esiste ancora, ha sfidato il tempo, l’incuria degli uomini, la decadenza della città che da ” Superba “, come la definì il Petrarca, fu assoggettata al regno del Piemonte e Sardegna e più tardi al Regno d’Italia senza che fosse fatto alcun plebiscito, sopravvisse anche a due guerre mondiali, nessuno ha mai osato estirpare quella pianta, perché una profezia tramandata attraverso i secoli afferma : ” sinché vivrà il melograno Genova potrà continuare a crescere e prosperare, ma se la pianta dovesse morire, anche la città cesserà d’esistere.