Sin dal medioevo a Genova era diffusa la consuetudine di addobbare un altare il giovedì prima della Pasqua cristiana per ricordare la morte di Gesù Cristo, i cosiddetti “Sepolcri”. Questi allestimenti erano supportati molte volte dalle Confraternite dei Disciplinati, le cosiddette “Casacce” e consistevano in addobbi di fiori, stoffe, vasi di grano fatti germogliare all’ombra e candele che i devoti portavano per illuminare la notte della passione di Cristo. Secondo la tradizione popolare vigente ancora oggi, dovevano essere visitate un numero dispari di chiese, nel XIX secolo alcune volte, venivano collocati nei “Sepolcri ” dei figuranti vestiti da antichi soldati romani. I più caratteristici sono quelli della chiesa di San Donato, della chiesa del Gesù e della Cattedrale di San Lorenzo mostrato nella foto dove i i cavalieri di San Giorgio vigilano sul “Sepolcro” collocato nello splendido altare dedicato a San Giovanni Battista patrono di Genova.
Mese: marzo 2018
CATTERINA BALBI DAMA IN TRASFERTA
Nella Sala delle Udienze del Palazzo Reale di Genova fa bella mostra di se il dipinto raffigurante il ritratto di Catterina Balbi Durazzo realizzato dal pittore fiammingo Antoon Van Dick ( Anversa 1599 – Londra 1641) databile al 1624. I Balbi conobbero l’ artista ad Anversa, dove era un fiorente mercato di tessuti dei quali i nobili genovesi facevano commercio. Il dipinto è una delle opere più importanti conservate nel Palazzo di cui i Balbi furono i primi proprietari, l’ opera fu commissionata al grande pittore Anversano in occasione del matrimonio di Catterina con Marcello Durazzo, la dama ritratta con un abito sontuoso, ha dei fiori vicino che allegoricamente suggeriscono lo stato interessante di Catterina parzialmente nascosto dall’abito prezioso. Dopo un accurato restauro, realizzato dall’atelier genovese di Nino Silvestri, il dipinto sarà esposto nella mostra ” La Fragilità della Bellezza ” insieme ad oltre duecento manufatti restaurati provenienti da 17 regioni italiane nella Reggia di Venaria in Piemonte.
UNA SPLENDIDA PIANETA
Nel centro storico di Genova, nella chiesa di Santa Maria delle Vigne è stata allestita recentemente una mostra sui paramenti sacri custoditi in questo tempio millenario, tra questi quello mostrato nella foto, una pianeta a fondo bianco realizzata tra gli ultimi decenni del XVII e l’ inizio del XVIII secolo, la tecnica è quella del “Gros de Tours” laminato in seta bianca ricamato con filo d’oro ( filato, riccio, laminetta e canuttiglia a punto posato) e fili di seta policromi in varie gradazioni a punto raso, i ricami in filo d’ oro nascono da una mensola e creano delle partiture simmetriche a volute da cui nascono elementi floreali in cui si possono riconoscere rose, anemoni doppi ed alcuni fiori di gusto orientaleggiante che ricordano altri parati coevi rinvenuti in area ligure. La mostra è nata da un’ idea della dottoressa Marzia Cataldi Gallo storica del costume presso la Soprintendenza di Genova.
RITORNA LA “PRIMAVERA” DEL BASSANO A PALAZZO SPINOLA
IL VIALE DELLE CAMELIE DI VILLA DURAZZO PALLAVICINI A PEGLI
Il Parco della villa Durazzo Pallavicini di Pegli ( Genova ) è stato riconosciuto come il più bel parco ottocentesco romantico d’ Italia del quale le camelie sono uno degli elementi floreali più importanti. Il Viale delle Camelie risale al 1856, fu ampliato dal marchese Ignazio Pallavicini e successivamente da sua figlia Teresa. Dato che il terreno originariamente aveva una consistenza prettamente calcarea qui fu sostituito con terra acida che si rivelò fondamentale per il mantenimento del camelieto. Oggi queste piante sono dei veri e propri alberi che stupiscono per la loro altezza e che fanno di questo angolo del parco un vero gioiello nel periodo della fioritura. Scenograficamente parlando qui Michele Canzio, l’architetto incaricato della progettazione del giardino, volle celebrare l’ incontro dell’ uomo con la natura vista dal suo lato più fascinoso: il meraviglioso ed incantevole mondo floreale.
UN MAGICO VIOLINO
Bartolomeo Giuseppe Guarneri detto Giuseppe Guarneri del Gesù per la sigla posta sui suoi strumenti a corda, una IHS sormontata da una croce greca posta accanto alla sua firma, è giustamente considerato il più valente di questa famiglia di liutai cremonesi ed uno dei più grandi del suo tempo, nacque nel 1698 e probabilmente fu allievo del padre Giuseppe Giovan Battista, nei suoi primi lavori fu influenzato dallo Stradivari ma ben presto se ne discostò adottando un suo personalissimo stile agli strumenti da lui realizzati, per far ciò scelse legni non sempre pregiati ma vernici straordinarie che crearono i presupposti per far si che i suoi violini fossero unici nel loro genere, una leggenda vuole che sia morto in carcere nel 1744 condannato per omicidio, ancora oggi nel terzo millennio nessuno è riuscito a capire quale era il segreto del Guarneri nel rendere il suono dei suoi strumenti così magico.
Nicolò Paganini ( Genova 1782 – 1840 ) possedette un violino del Guarneri del Gesù che chiamava “Il Cannone ” costruito nel 1743, il grande musicista lo lasciò in eredità alla città di Genova ed oggi è visibile nella sala Rossa del Museo di Palazzo Tursi, qui è esposto insieme ad altri cimeli dell’artista che, come il costruttore del suo violino, aveva conosciuto la galera e questa non è leggenda ma storia, Paganini fu accusato di violenza sessuale e rinchiuso nella torre Grimaldina di Palazzo Ducale, non per molto però, perché allora come ora la legge non era uguale per tutti.
Ritratto di Nicolò Paganini esposto nello spazio a lui dedicato a Palazzo Tursi nella Via Garibaldi di Genova.
Il salotto delle virtù patrie
Un ambiente nel Museo di Palazzo Rosso di Genova è detto il Salotto delle Virtù Patrie dai soggetti che sono stati raffigurati sia sulle pareti che sul soffitto, l’ artefice di questa serie di dipinti fu il pittore Lorenzo De Ferrari ( Genova 1680-1744) su commissione di Giovanni Francesco Brignole Sale che in questa stanza aveva collocato il suo studio. Le iconografie sono tratte dalle storie delle antichità romane, nella volta è raffigurata la personificazione del Valore che viene configurata allegoricamente come emblema delle Virtù Patrie ovvero degli atteggiamenti umani tesi ad una rettitudine etica ritenuta fondamentale per governare gli uomini. I putti ed i simboli posti in secondo piano alludono appunto alle virtù quali l’ Intelligenza, Il Consiglio, la Fedeltà, la Concordia, il Soccorso e la Felicità Pubblica. Alle pareti quattro grandi tele dipinte a tempera dal De Ferrari ripropongono i concetti già espressi negli affreschi illustrando quattro episodi della storia romana antica quali la continenza di Scipione, la religiosità di Numa Pompilio, la fortezza di Muzio Scevola e la giustizia di Tito Manlio Torquato.