UNA CONVERSIONE CAPOLAVORO

valerio castello pal.spinola

Nel centro storico di Genova, a metà di via san Luca, vi è una piazzetta nascosta dove è uno dei più bei palazzi della città : il Palazzo Spinola di piazza Pellicceria sede della Galleria Nazionale. Oggi 25 Gennaio si festeggia la conversione di San Paolo e per me è occasione per presentarvi questo bel dipinto conservato in questa prestigiosa casa museo, si tratta d’ una grande pala d’altare realizzata dal pittore Valerio Castello                ( Genova 1624 – 1659 ) negli anni 40 del ‘600 per la chiesa di San Paolo di Prè oggi non più esistente, nel 1797 il grande dipinto fu portato nella chiesa di Santo Stefano dove purtroppo fu danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, ciononostante, il genio di questo artista, prematuramente stroncato dal’epidemia di peste che a metà del secolo XVII  decimò la popolazione di Genova e uccise gran parte dei pittori protagonisti della svolta artistica generata dalla influenza che ebbe Rubens ed i pittori fiamminghi sugli artisti locali, il genio  del Castello dicevo affiora prepotentemente in questo quadro dove è raffigurata la conversione di Paolo sulla via di Damasco,   un’iconografia ed un modulo compositivo in parte ispirato dalle opere del grande maestro fiammingo, specialmente dal ritratto equestre di Gio Carlo Doria dal quale il Nostro ha mediato l’energica postura del destriero.

LA MADONNA DEI CAMALLI

madonna dei camalli

A Genova, nel’area del Porto Antico sul lato mare della palazzina detta del Millo, si trova un bassorilievo in marmo bianco di Carrara che raffigura una Madonnina con in braccio Gesù bambino insieme a San Giovanni Battista protettore della città e Sant’Erasmo protettore dei naviganti e dei pescatori. L’opera databile al XVIII secolo è protetta da una semplice teca in legno provvista di vetro sorretta da una mensola  decorata con marmi policromi. La Madonna è rappresentata con lo scettro in una mano,  ricordiamo che dal 1637  la Madre di Dio fu eletta regina della nostra città e da quel momento fu rappresentata con le insegne regali: scettro e corona imperiale, in alto, spuntano tra le nuvole cherubini ed angeli che le fanno da corona. Prima della ristrutturazione del porto antico realizzata su progetto di Renzo Piano, quest’area anticamente era adibita al carico ed allo scarico delle merci trasportate dalle navi e  questa Madonnina era chiamata la Madonna dei “camalli”,  camallo è una  parola che deriva dal’arabo ” Hammal” che significa facchino o scaricatore che dir si voglia ed i camalli avevano la consuetudine di passare innanzi a questa Madonnina, di segnarsi e invocare la sua protezione prima di iniziare il loro lavoro.

Santa Maria di Castello una chiesa museo

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A Genova nel medioevo c’erano otto “Compagne” ognuna delle quali faceva riferimento ad una zona della città. La Compagna era una specie di sodalizio  nel quale i nobili ed i ricchi mercanti abitanti nella stessa zona  che avevano interessi in comune, si organizzavano dandosi un capo detto Console e  un vice Console  ai quali veniva conferita la potestà di governare, comandare le imprese e giudicare le vertenze tra gli associati, concludendo avevano funzioni amministrative, giudiziarie  e militari ( potevano armare galee). Una delle più antiche Compagne era quella di ” Castello” che risiedeva nell’omonimo sestiere. Il nome di Castello deriva da Castrum poiché su questa collina nacque il primo  insediamento fortificato della città. La chiesa di Santa Maria di Castello fu il primo tempio mariano di Genova ed una delle più antiche chiese della città, si hanno notizie della chiesa sin dal 658 dopo Cristo. Ricostruita nel XI secolo e poi nel XIII sembra che, per un lungo periodo di tempo, sia stata adibita come cattedrale estiva, perché essendo ubicata nel borgo fortificato, era più facile da difendere dalle incursioni dei pirati barbareschi. Al’ interno della chiesa vi sono innumerevoli opere d’ arte, un vero e proprio museo della pittura e della scultura medioevale, la più famosa è quella del Crocifisso barbuto che si dice miracoloso, secondo la tradizione sarebbe stato portato a Genova dalla Terra Santa al tempo delle crociate, conservato in primis nel convento di San Silvestro ed in secundis, dopo che  si verificò un miracolo, nella chiesa di Santa Maria di Castello, la cosa singolare è che il vero crocifisso ligneo  fu restaurato, privato della barba posticcia e dei capelli ed  esposto nella navata centrale della chiesa, ma nessuno lo considera, tutti vanno a pregare davanti alla  copia  del Cristo realizzata nel secolo scorso e posta nella cappella dove era custodito l’ originale. Sul prospetto della  chiesa affacciato sul mare, originariamente era dipinta a fresco una grande immagine di questo Cristo in croce e sino al’inizio del XIX secolo ogni nave da guerra che entrava o usciva dal porto lo salutava con una salva di cannone.

copia cristo moroCopia del crocifisso miracoloso in legno intagliato e scolpito dipinto in policromia realizzato  il secolo scorso e posizionata dove era l’ originale, nella cappella detta del Crocifisso.

170 TONNELLATE DI MAGNIFICENZA

 

 

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Il monumento dedicato a Raffaele De Ferrari finalmente ha ritrovato una collocazione a Genova, non senza aver suscitato un mare di polemiche, ma si sa che per i genovesi il “Mugugno” è un diritto irrinunciabile. Il gruppo scultoreo è stato posto in fondo a via Corsica nel quartiere di Carignano antistante alla piazza dedicata a San Francesco di Assisi. Originariamente il monumento era sito in Piazza Principe vicino alla casa-reggia di Andrea Doria, fu smontato e collocato in un deposito a cielo aperto in Val Polcevera, per molti anni in balia degli agenti atmosferici ed ai ladri di rame che ne fecero scempio, per consentire i lavori della metropolitana genovese, credo la più breve tratta del mondo, la più costosa e per la quale fu impiegato più tempo che per realizzare il tunnel sotto la Manica. Finalmente, anche grazie alle perorazioni del’ associazione ” A Compagna de Zena” fu restaurato e ricollocato al’onore del mondo. Il gruppo scultoreo fu dedicato al De Ferrari, uno dei più grandi mecenati che la nostra città abbia mai avuto, dopo che egli donò alla città venti milione di lire oro per la costruzione della nuova diga foranea. Per realizzare il monumento fu incaricato nel 1896 l’artista Giulio Monteverde   ( Bistagno 1837-Roma 1917 ) uno degli scultori più rinomati del suo tempo, che avrebbe dovuto rappresentare un’allegoria. Il Monteverde ideò un gruppo scultoreo in cui la protagonista è la Magnificenza,  rappresentata come una matrona coronata e  rivestita da un’ampia  tunica accompagnata dal suo genio alato completamente nudo, cosa che al tempo destò molta ilarità tanto da ispirare un’ opera al poeta Rapallo dove egli ironizzava a proposito del sedere nudo del genio, co-protagonista il dio Mercurio che oltre ad essere messaggero degli dei fu anche dio dei mercanti, del commercio (il nostro Raffaele faceva il banchiere di professione) e, aggiungo sommessamente, dei ladri. La effige del De Ferrari è rappresentata in un medaglione che è posto sul basamento in granito della statua, quasi a voler avere un atteggiamento di basso profilo in un’opera alta 13 metri e pesante 170 tonnellate.

PASQUALE NAVONE EREDE DELLA TRADIZIONE MARAGLIANESCA

pasquale navone chiesa di san Nicola

Pasquale Navone nacque a Genova nel 1746 nel sestiere di San Vincenzo, si ipotizza che la sua formazione artistica quale scultore su legno sia avvenuta in una bottega d’ un allievo del Maragliano forse Pietro Galleano. Anche se nacque sette anni dopo la morte del Maragliano, fu ritenuto da molti suo discepolo per le affinità stilistiche con le quali realizzava le sue sculture che senza dubbio richiamavano prepotentemente lo stile del grande Maestro. Nonostante che il Nostro fosse un convinto sostenitore dello stile neoclassico che lentamente stava prendendo piede a Genova, la sua bottega intagliò senza soluzione di continuità figure presepiali tardo barocche alla maniera del Maragliano sino alla sua morte che avvenne all’età di soli 45 anni. Nella foto sopra è raffigurato un gruppo scultoreo in legno intagliato e scolpito dipinto in policromia che rappresenta San Nicolò  innanzi alla Madonna con ai suoi piedi le anime purganti   collocato in un altare della chiesa di San Nicola da Tolentino  che si trova  nella circonvallazione a monte di Genova, mentre sotto è rappresentato un particolare dello splendido presepe allestito nel museo dell’ Accademia Ligustica di Genova realizzato con figure presepiali del Navone, eccezionali per il loro stato di conservazione, sia delle statuine lignee, sia degli abiti e degli ornamenti con cui sono rivestite, l’ allestimento scenografico è opera di Giulio Sommariva e degli alunni dell’Accademia, le statuine provengono dal museo Luxoro di  Capolungo ( Nervi)  per molti genovesi assolutamente sconosciuto.

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