UNA VILLA PRINCIPESCA PER CAROLINA DI BRUNSWICK

villa rosazza

Nella Villa Rosazza che i Dinegro fecero costruire nel XVI secolo su un’ altura dominante il porto di Genova, risiedette dal 1815 Carolina figlia del duca di Brunswick Wolfenbuttel che a 27 anni si sposò con il trentatreenne  principe di Galles poi incoronato re del Regno Unito con il nome di Giorgio IV. Il principe aveva fama d’ essere un “tombeur de femmes”  e di avere il vizietto di bere in maniera spropositata, comunque sta di fatto che dopo la nascita di una bimba la coppia praticamente si separò di fatto alimentando il “gossip” delle cronache mondane dell’ epoca.  Carolina compì numerosi viaggi prima di approdare a Genova  dove stette sino alla morte del re Giorgio III, nel 1820 tornò in Inghilterra sperando d’ essere incoronata regina ed invece a Londra dovette subire un processo durato cinque mesi che si risolse con un non luogo a procedere ma che le rovinò definitivamente la reputazione già abbastanza deteriorata dalle avventure amorose che le erano state appioppate,  vere o presunte  che fossero,  negli anni precedenti, per questo gli inglesi le rifiutarono l’incoronazione e lei preferì ritornare nel suo ducato dove pochi mesi dopo morì forse per una crisi cardiaca.

LUCA BAUDO GENOVESE D’ADOZIONE PER AMORE DI BIANCHETTA

luca baudo

Il pittore novarese Luca Baudo nato nel settimo decennio del XV secolo, venne a Genova e qui conobbe Bianchetta sorella del pittore Giovanni Barbagelata, s’ innamorò di lei, la sposò e fu attivo nella nostra città sino alla fine del primo decennio del secolo XVI, ancora oggi è visibile nella chiesa di San Teodoro a Dinegro  una pala del Baudo commissionata dai Lomellini proprio per quel tempio, dove è conservata da 520 anni, la pala rappresenta Sant’ Agostino in trono con a sinistra Santa Monica ed a destra Sant’ Ambrogio, in questa sua opera datata 1497 è di tutta evidenza il tratto pittorico della sua maturità dove l’ impianto iconografico è più semplice e monumentale rispetto ai suoi lavori giovanili  che tendevano  ad avere  una decorazione sovrabbondante ed iper-descrittiva.

LAGGIONI E AZULEIOS PER LA CAPPELLA DEI SALVAGO

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Nella chiesa di Santa Maria della Cella a Sampierdarena ( Genova ), dietro all’altare del Rosario vi è l’ antica cappella gentilizia dei Salvago oggi Battistero, le pareti sono un’interessante testimonianza di come la maiolica ispano/moresca abbia influenzato i manufatti prodotti a Genova e nei suoi possedimenti sin dal XVI secolo. Il nome maiolica deriva dall’isola di Maiorca da cui proveniva  la maggior parte delle terracotte smaltate usate per le decorazioni parietali e pavimentali. Gli Azulejos  erano appunto delle mattonelle in terracotta smaltata liscia o in rilievo che avevano decori diversi visibili su un insieme di manufatti accostati gli uni agli altri che davano luogo ad un  disegno  particolare,  contrariamente ai “laggioni ”  creati nostri “figuli” (  fabbricatori di  mattonelle e stoviglie cioè i lavoranti della cosiddetta “arte sottile “) che   avevano solitamente dei decori che  potevano esser visibili sul singolo pezzo).

IMG_2035   Azulejos  (particolare)

VITTORIO EMANUELE II RE GALANTUOMO MA NON TROPPO…

monumento a Vittorio Emanuele II primo rè d' Italia

Una delle più belle piazze di Genova è certamente quella dedicata a Luigi Emanuele Corvetto, politico genovese ai tempi della occupazione napoleonica, al centro della piazza, posta sopra un grande basamento marmoreo, troneggia la statua equestre del re Vittorio Emanuele II realizzata dallo scultore milanese Francesco Barzaghi che fu inaugurata nel 1886, la dedica che si legge sul monumento recita testualmente: ” I Genovesi al re Vittorio Emanuele II” e sin dall’inizio fu pesantemente contestata dalla popolazione stante che il re in una lettera indirizzata al generale Lamarmora definiva i genovesi:”….vile ed infetta razza di canaglie.. ” Ma per capire come mai il re avesse tanta acredine nei confronti dei genovesi occorre fare un passo indietro nel tempo, nel 1815 durante il Congresso di Vienna,  le nazioni che sconfissero Napoleone Bonaparte decretarono la fine della gloriosa Repubblica Genovese annettendo la città e tutti i suoi territori al regno di Piemonte e Sardegna, dopo la fine miseranda della prima guerra di indipendenza, quando il re del Piemonte Carlo Alberto abdicò a favore di suo figlio Vittorio Emanuele, i genovesi si sollevarono contro le autorità piemontesi di occupazione riuscendo a liberarla, ma il 5 aprile 1849, coadiuvati dalla flotta inglese che impediva rifornimenti dal mare, le truppe piemontesi comandate dal generale Alfonso Lamarmora forti di 30.000 uomini riuscirono a sfondare le difese dei cittadini genovesi e irruppero come un torrente in piena  nella città saccheggiando, rubando, violentando ed uccidendo uomini, donne, vecchi e religiosi che si trovarono davanti, fu a questo punto che il re “Galantuomo” scrisse al suo generale una lettera complimentandosi per la vittoria conseguita contro la città ribelle della quale trascrivo la parte più significativa: “…spero che la nostra infelice nazione aprirà finalmente gli occhi e vedrà l’ abisso in cui s’ era gettata a testa bassa…che ella impari ad amare gli onesti che lavorano per la sua felicità e a odiare questa vile e infetta razza di canaglie di cui essa si fidava e nella quale, sacrificando ogni sentimento di fedeltà, ogni sentimento d’ onore, essa poneva tutta la sua speranza…”

A pochi metri di distanza dal monumento,  nella chiesa dei Padri Cappuccini e più precisamente nelle catacombe di questo tempio secentesco, c’è una cripta celata da una lastra  senza nome dove riposano in eterno tutti quegli eroi dimenticati che cercarono invano di riconquistare la perduta libertà.

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UN SOFFITTO A VOLTA SORPRENDENTE

ALLEGORIA DELLA PACE

A Genova contraddistinto dal n. 2 di via Garibaldi già Via Nuova, vi è il palazzo commissionato da Pantaleo Spinola all’architetto Bernardo Spazio sostituito alla morte di questo avvenuta nel 1563 dal maestro Gio. Pietro Orsolino. Oggi  è la prestigiosa sede del Banco di Chiavari e della Riviera Ligure. Al primo piano nobile vi sono due sale disposte simmetricamente, in una di queste tra il sesto ed il settimo decennio del XVII secolo il grande interprete della pittura barocca genovese Domenico Piola coadiuvato da Paolo Brozzi che immaginò una sorprendente impaginazione architettonica, realizzò un grande affresco sulla volta rappresentante “l’ Allegoria della Pace “, riconoscibili tra gli dei dell’ Olimpo: Ercole con la sua clava e Giano (Janus), il dio dalle due facce, una rivolta verso il passato ed una verso il futuro che  alcuni storici affermano abbia dato il nome alla città.

GIUSEPPE BENETTI (1825-1914) UNO SCULTORE GENOVESE

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A Genova, il cimitero monumentale di Staglieno, uno dei più famosi al mondo, è un vero e proprio museo dell’ arte statuaria auto celebrativa della nuova classe aristocratico borghese che si era creata dopo la proclamazione del Regno D’ Italia. Il sito, per la sua grandiosa dimensione, sin dall’inizio del suo esistere, ebbe visitatori illustri, Nietzsche, Maupassant, Twain e la principessa Sissi,  sono solo alcuni dei tanti personaggi storici che si soffermarono ad ammirare la statuaria delle grandi gallerie di questo cimitero disseminato di viali alberati lungo la collina che fanno da cornice a questa città dei morti. Tra i tanti artisti ai quali fu commissionata la realizzazione d’ una tomba monumentale ci fu Giuseppe Benetti ( Genova 1825-1914), discepolo del Varni alla Accademia Ligustica,  il quale fu inizialmente portato a  rappresentare modelli accademici per poi aggiungere progressivamente ad un marcato realismo il profilo psicologico ed emotivo dei personaggi rappresentati, come ad esempio nella “tomba Piaggio” qui pubblicata, realizzata in marmo bianco di Carrara nel 1873.

I MAESTRI ANTELAMI A SANTA MARIA DI CASTELLO

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Santa Maria di Castello fu il primo tempio Mariano di Genova, si hanno notizie documentate di questa chiesa sin dal 658 d. C. fu ricostruita nel XI  e successivamente nel XIII secolo, per molto tempo ebbe la funzione di cattedrale estiva essendo posizionata nella zona sopraelevata del Castrum, era più facilmente difendibile quando era più facile per le feluche saracene attaccare la città.  I Magister Antelami  contribuirono significativamente alla costruzione ed alla sistemazione interna di questa bella chiesa museo. Gli Antelami, giunti a Genova verso la fine del XI secolo, provenivano dalla regione montuosa che è collocata tra il lago di Lugano e quello di Como, furono loro ad importare in città lo stile architettonico romanico, si costituirono come una corporazione di costruttori e lapicidi utilizzando ampiamente materiale romano di scavo  appartenente a templi ed ad altri complessi architettonici,  reimpiegandolo, come per esempio in questa chiesa, con le grandi  colonne di granito  e capitelli corinzi risalenti al III secolo dopo Cristo nella navata centrale.