SPORCARE LE STRADE DI GENOVA NEI TEMPI ANTICHI NON CONVENIVA

 

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A Genova, in via Tommaso Reggio c’ è il palazzo dell’ Archivio di Stato, una volta questo luogo ospitava il cosiddetto Palazzetto Criminale, vi erano celle dal nome ameno come ” Stella “, ” Reginetta “, ” Balorda ” e ” Balordetta ” in totale 32 di cui 18 segrete e 11 comuni oltre che 3 riservate al gentil sesso. C’ era anche lo    ” Examinatorio” al pian terreno dove i giudici ricorrevano spesso e volentieri alla tortura per far confessare i malcapitati, non era necessario commettere crimini efferati per subire punizioni esemplari, bastava per esempio aver sporcato le vie di Genova con rifiuti o immondizie, oppure aver scritto sui portoni o sui muri delle case altrui   con la vernice insulti o sconcezze , se i trasgressori venivano sorpresi dalla guardia cittadina, venivano portati al palazzetto criminale, dove, quando andava bene, li marchiavano con ferri roventi o li condannavano alla ” corda ” dove i poveracci erano legati con le mani sul dorso e sollevati a strappo da terra con  pesi legati ai piedi.

Il dipinto del pittore fiammingo Cornelis De Wael ( Anversa 1592-1653 ) facente parte della serie delle sette opere di misericordia dipinte da questo maestro per il marchese Grimaldi verso il 1640, s’ intitola ” visitare i carcerati ” , De Wael, come un vero e proprio cronista del suo tempo, ci mostra con un verismo sconcertante quella che era la quotidianità al Palazzetto Criminale. Quest’ opera è custodita a Genova nel Museo Di Palazzo Bianco in Via Garibaldi.

 

la” Coena Domini ” del santuario di Nostra Signora delle Grazie

ultima cena
Nel Santuario di Nostra Signora delle Grazie, collocato sull’ antico percorso della strada romana tra Rapallo e Chiavari, in un lunettone posto nel presbiterio della chiesa, vi è un’ ultima cena dipinta a fresco da Teramo Piaggio da Zoagli collaboratore di Luca Cambiaso nel quarto decennio del XVI secolo. Questa è una delle poche pitture di questo edificio sacro che si è ben conservata, le altre si sono degradate a seguito di infiltrazioni d’ acqua dal tetto  a cui si è rimediato solo nel 1990, quando ormai gran parte degli affreschi erano irrimediabilmente danneggiati.  Tuttavia questo santuario, raggiungibile percorrendo L’ Aurelia in direzione verso Genova fino alla galleria di Chiavari e da lì seguendo una derivazione lato mare  per circa 300 metri, vale la pena d’ una visita.

UN ARTISTA PROIETTATO NEL FUTURO

banner magnasco

Può un artista essere proiettato nel futuro? se ciò fosse possibile Alessandro Magnasco ( 1667 – 1749 ) fu certamente uno di questi; visse ed operò a cavallo tra il secolo XVII ed il XVIII, eppure la sua visione artistica, come quella d’ un altro genio della pittura chiamato ” El Greco “, andò oltre i confini di quello che era il loro mondo e, quasi come un esperimento alchemico, la sua poetica attraversò il tempo e lo spazio anticipando di secoli il modo di dipingere.

A Genova, nel museo di Palazzo Bianco è stata allestita una mostra per celebrare questo artista reduce dei successi conseguiti a Parigi, dove nelle Gallerie Canesso nei mesi scorsi fu allestita una mostra di opere di questo straordinario pittore integrando dipinti di collezione pubblica con quelli di collezione privata.

Andarla a vedere é un’ esperienza imperdibile per appassionati e non.

DOMENICO PARODI ARTISTA ECLETTICO

 

 

d.parodi e f.biggi
Domenico Parodi nato a Genova nel 1672, ormai conosciuto ed apprezzato pittore e frescante, ereditò nel 1702 la fiorente bottega scultorea del padre Filippo alla sua morte, nella disgrazia, fu doppiamente fortunato, perché insieme ai ricchi committenti del padre, acquisì anche la collaborazione di valenti scultori come Francesco Maria Biggi ( Genova 1676 – 1736 ) che nell’ ombra avevano coadiuvato Filippo in molte sue opere e continuarono a farlo per il figlio, anzi per quest’ ultimo, molte volte realizzavano l’ intera scultura dal bozzetto ideato da Domenico,  come quella mostrata nella foto che si trova a Genova nel museo di Palazzo Rosso in via Garibaldi, che ci mostra un Romolo e Remo allattati dalla lupa.

LA MADRE DEI CRETINI E’ SEMPRE INCINTA

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Nella mia lunga carriera di mercante d’ arte antica e di perito per i beni d’ antiquariato del Tribunale di Genova, ne ho viste di tutti i colori, famiglie che per dividersi un’ eredità si sono spartite le sedie, le posate, i servizi da caffè  diminuendone vistosamente il valore, mai mi era capitato di veder tagliato un dipinto; questo bellissimo ritratto di fanciullo del pittore fiammingo Anton Van Dick ( 1599 – 1641 ) è una delle più infelici trovate che potessero mettere in pratica i suoi possessori, infatti il quadro fu tagliato forse in occasione d’ una divisione di proprietà, ad una parte toccò il fanciullo ed all’ altra la dama della quale si intravedono i drappeggi della gonna che scende verso il pavimento e della quale più nulla si sa. L’ opera pittorica realizzata nel periodo genovese del pittore è conservata nella ” Galleria Nazionale ” di Palazzo Spinola in Piazza Pellicceria a Genova.

O SANTO MANDILLO

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Tra i tanti tesori conservati a Genova, alle volte ignorati o sconosciuti ai suoi stessi abitanti, forse uno dei più preziosi è il cosiddetto ” Santo Mandillo “, il nome genovese deriva dal greco Mandylion che significa un telo o una sorta di fazzoletto, in genovese ” mandillo ” appunto. Questa antichissima icona fu portata a Genova nel 1362 da Leonardo Montaldo comandante di due galere, che la ricevette in dono dall’ imperatore d’ oriente Giovanni V Paleologo come riconoscimento per aver liberato possedimenti bizantini caduti in mano ai turchi. Questa immagine di Cristo sarebbe stata quella originale dipinta da Anania, su ordine del re di Edessa, avente come modello lo stesso Gesù, che per facilitare il compito al pittore, dopo essersi bagnato il volto, l’ avrebbe asciugato con il lino sul quale Anania avrebbe riportato le fattezze del Salvatore.  Il Santo volto è stato oggetto di ricerche storiche e materiche, prima di tutto si è accertato che l’ Immagine è stata realizzata a tempera a uovo, similmente ai ritratti d’ epoca imperiale romana, sotto la pittura esiste effettivamente  un lino che è incollato ad una antichissima  tavoletta di cedro inserita in un più ampio supporto sempre in legno sul quale fu inserito un prezioso ornato in filigrana di oro ed argento decorato con una serie di dieci formelle a sbalzo che narrano le vicende del Sacro Volto, un vero e proprio capolavoro d’ oreficeria bizantina, a Genova fu costruita una preziosa teca  d’ argento all’ inizio del XVII secolo dove la reliquia è custodita che 100 anni dopo fu ulteriormente arricchita con pietre preziose incastonate in un supporto d’ argento e oro  fungente da cornice. Questo tesoro è custodito nella chiesa di San Bartolomeo degli Armeni  ed esposto ai fedeli nelle settimane che precedono la Santa Pasqua.

UNA PRIGIONE DORATA

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Il palazzo Ducale era la residenza del Doge della Serenissima Repubblica di Genova, dal momento della sua investitura aveva inizio il suo obbligo a non uscire dal palazzo, nel corso di un anno gli era consentito uscire solo in cinque occasioni o in casi eccezionali, in quel frangente occorreva un decreto del Senato per poter lasciare il palazzo, questa regola mirava ad ottenere che il Doge non si distraesse dalla cura del governo..concludendo un vero e proprio prigioniero di stato che oltretutto era soggetto a grandiose spese di rappresentanza che erano tutte a suo carico ( proprio come avviene oggi nella politica ) per l’ altissimo onore che gli era stato riservato eleggendolo all’ alta carica. Dopo la designazione fatta da un congresso di massimi dignitari, il nuovo Doge, che  dopo la riforma voluta da Andrea Doria restava in carica per due anni, in gran pompa doveva giurare con la mano destra sul Vangelo che bene avrebbe operato nel solo interesse della Patria e solo allora veniva riverito da tutti i dignitari laici e religiosi, dopo di ché, sempre a sue spese, organizzava un grande ricevimento a cui erano invitati i nobili ed i senatori nonché gli alti prelati, anche il popolino poteva presenziare ai festeggiamenti però a loro non veniva offerto neppure un bicchiere d’ acqua come oggi farebbe la “Protezione civile “.

UNA CAPPELLA DIMENTICATA

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A Genova all’ inizio della  circonvallazione a monte, c’ é l’ antica  chiesa di San Bartolomeo degli Armeni fondata nel 1308 da monaci basiliani fuggiti dalla Montagna Nera dell’ Armenia meridionale invasa dai Turchi. Restaurando la sacrestia della chiesa, sotto diversi strati di intonaco, sono stati rinvenuti, nel vano antecedente la Sacrestia vera e propria, dei bellissimi affreschi narranti episodi della vita di Cristo. Le pitture murali, seppur danneggiate da secoli di oblio, sono ancora in parte leggibili e databili alla fine del 400. Guardando l’ antica planimetria del complesso religioso, si è capito che questa ante-sacrestia fu un’ antica cappella dedicata alla Madonna. Nella foto pubblicata si nota   Cristo confortato da un angelo nel giardino degli ulivi la notte antecedente la sua passione con gli apostoli dormienti.

UN SANTUARIO CONTRO LA PESTE

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Alle spalle di Sestri Ponente ( Genova ), sul cucuzzolo del monte Gazzo alto 421 m. sul livello del mare, c’ è un luogo di culto molto caro ai Sestresi: il Santuario di Nostra Signora della Misericordia, qui fu collocata una gigantesca statua della Madonna con di fronte un belvedere da cui si può ammirare uno splendido panorama che spazia dal promontorio di Portofino alla costa savonese. Tutto iniziò nel 1645 quando sulla vetta del monte venne posta una grande croce di legno perché fosse visibile ai sestresi della costa e li proteggesse. Dopo l’ epidemia di peste della metà del 600 che decimò la popolazione, fu promosso un pellegrinaggio penitenziale sul monte Gazzo e molti portarono con loro pietre e calce, il frate Giovanni Maria Mencone, aiutato da tanta gente e da suoi confratelli, modellò la grande statua della Madonna alta 5 metri e mezzo ed atteggiata così come l’ aveva descritta il beato Antonio Botta che l’ aveva vista in una visione. Intorno a questa statua nel 1700 fu costruita una cappella ed intorno a questa un piccolo borgo ed un posto di ristoro per i pellegrini.

UNA SANTA ARISTOCRATICA

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A Genova, nella chiesa della Santissima Annunziata di Portoria e più precisamente nella terza cappella a destra, è collocato il mausoleo di Caterina Fieschi Adorno, donna di nobile nascita dedicò 32 anni della sua vita alla cura dei malati, fu canonizzata nel 1737. In una teca di bronzo e cristallo è conservato il suo corpo incorrotto sorretto da un gruppo marmoreo realizzato da Francesco Maria Schiaffino nel 1738, le quattro figure allegoriche del complesso statuario rappresentano L’ Amor Divino, la Fortezza, la Penitenza e l’ Obbedienza. Oggi la chiesa è da tutti conosciuta come Santa Caterina da Genova.

GLI ARAZZI DELLA BATTAGLIA DI LEPANTO

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Giovanni Andrea I Doria commissionò una serie di arazzi a Bruxelles per celebrare la grande vittoria riportata dalla flotta cristiana contro i turchi a Lepanto nel 1571. I disegni preparatori furono commissionati a Lazzaro Calvi, mentre le cornici furono eseguite da Luca Cambiaso, l’ intero ciclo fu consegnato ai Doria nel 1591. Ancora oggi, nella casa reggia di Andrea Doria a Fassolo ( Genova ), è possibile ammirarli, la sequenza degli episodi rappresentati inizia con la partenza della flotta cristiana dal porto siciliano di Messina, di cui pubblico la foto. Il Papa Pio V riuscì a costituire una Sacra Lega riunendo sotto un’ unica bandiera la Spagna e, incredibilmente, Genova e Venezia, che per una volta smisero di bastonarsi vicendevolmente per combattere insieme contro l’ Impero Ottomano ed insieme, riportarono una strepitosa vittoria, ancora una volta possiamo dire che l’ antico detto ” l’ unione fa la forza ” fu e resta valido.

GENOVA BAROCCA

Filippo Parodi

Il Barocco è una parola utilizzata per indicare un movimento che interessò le arti decorative nonché l’ architettura dall’ inizio del XVII secolo sino al primo quarto del XVIII, nacque a Roma come reazione alla riforma di Martin Lutero per celebrare i fasti della chiesa cattolica, i principali artefici di questa nuova corrente artistica furono i tre B e cioè Borromini, Bernini e  Betrettini conosciuto come Pietro da Cortona. All’ inizio il nome barocco fu usato in senso dispregiativo, baroque in francese significa stravagante e bizzarro, in spagnolo barroco significa  una perla irregolare non ben formata. Il barocco abbandona il ” classicismo ” per adottare schemi nuovi il cui intento é stupire. Caratteristica peculiare di questo stile é la grandiosità e la magnificenza che si ritrova dai mobili, ai dipinti e nelle sculture come questo Giovanni Battista gigantesco scolpito in marmo bianco di Carrara da Filippo Parodi nel 1667 che si trova in un nicchione  posto in un  pilastro laterale collocato intorno alla scenografica cupola centrale della basilica  di Santa Maria Assunta di Carignano a Genova.

PIANTE ESOTICHE NEI PARCHI DI NERVI

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Passeggiando tra gli alberi secolari dei parchi di Nervi, non è raro imbattersi in specie tropicali trapiantate qui da tempo immemorabile e che qui hanno trovato un habitat conforme alla loro esistenza, Nervi infatti, per la sua particolare conformazione geologica, ha una temperatura superiore alle medie stagionali di Genova, pur essendo  completamente esposta alle correnti meteo marine. Nella foto una grande Araucaria del Brasile che con i suoi rami sembra voler afferrare il cielo.

UN BATTESIMO DI CRISTO INDIMENTICABILE

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Se visitate il centro storico di Genova,  andate a vedere la chiesa di Santa Maria delle Vigne, questo tempio mariano ha uno splendido interno, tra le tante opere d’ arte che si possono ammirare,  vi è questo fonte battesimale, un gruppo scultoreo realizzato nel 1697 da Anton Domenico Parodi in marmo bianco di Carrara, che rappresenta il battesimo di Cristo da parte di San Giovanni Battista, le figure principali sono sovrastate da un gruppo di angioletti, dallo Spirito Santo in forma di colomba e da Dio Padre all’ apice della composizione, l’artista lo  immagina come un vecchio canuto  che con le sue braccia spalancate idealmente abbraccia e fa sua tutta la scena circostante.

SILVESTRO LEGA GRANDE TRA I PITTORI DI MACCHIA

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Nella villa Grimaldi Fassio dei parchi di Nervi,  che custodisce una superba collezione di dipinti del XIX secolo, troviamo questo struggente ritratto femminile circondato da edera, l’ immagine ci suggerisce sensazioni di rimpianto, di malinconica attesa e di tenace desiderio di fedeltà a qualcuno o a qualcosa, non é dato saperlo. Il dipinto firmato in basso a destra, fu realizzato da quello splendido interprete della pittura di macchia che fu Silvestro Lega, emiliano di nascita ma toscano di adozione.

LA VILLA DEI GRIMALDI FASSIO

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Inserita nel giardino che fa parte oggi dei parchi di Nervi( Genova ), la villa Grimaldi Fassio si dice risalga al XVI secolo, anticamente la via Capolungo si chiamava via Grimaldi, gli armatori Fassio furono gli ultimi proprietari privati del luogo che venne ceduto al comune di Genova nel 1979. Oggi la bella costruzione contiene il museo d’ arte moderna e specificatamente la collezione Frugone e  qui, in questa splendida cornice, vengono organizzate  mostre e convegni.

UN PITTORE CHE ISPIRA DOLCEZZA

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Nel centro storico di Genova, nella chiesa gentilizia dei Doria dedicata a San Matteo, in fondo alla navata destra c’ é una pala d’ altare dipinta da Bernardo Castello ( Genova 1557 – 1629 ). Bernardo realizzò un gran numero di questi soggetti con minime varianti, le sue opere sono caratterizzate da un rigore formale mitigato da una dolcezza che é la caratteristica peculiare della sua poetica, come in questo gruppo sacro in cui il bambino Gesù porge una ciliegia a san Giovannino, trasformando con questo semplice gesto la sacra conversazione in qualcosa di più intimo e famigliare.

IL COMO’ A RIBALTA CON ALZATA UN’ INVENZIONE GENOVESE

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  • Il comò a ribalta con alzata chiamato impropriamente trumeau é un mobile creato dalla bravura e dalla fantasia  dei bancalari ( falegnami ) genovesi, fu pensato come mobile multifunzionale, nel senso che il fronte a tre cassetti ed un tiretto veniva usato come contenitore di biancheria o altro, la ribalta celava uno scarabattolo con uno sportelletto centrale e cassettini laterali atti a contenere servizi da scrittura, l’ alzata aveva alla sua base due tiretti dove venivano posti i candelieri che rifrangevano la luce negli  specchi delle due ante e conteneva al suo interno cartonier e scomparti  per conservare la corrispondenza. Questo mobile nasce all’ inizio del settecento nel periodo che gli antiquari definiscono ” barocchetto genovese “. Il mobile mostrato nella foto, che fa parte degli splendidi arredi del museo Luxoro di Nervi, è databile al primo quarto del XVIII secolo, in quel periodo definito dai più come Luigi XIV, il mobile é lastronato in palissandro e filettato in bois de rose,  il fianco mosso ed il fronte a doppia mossa, nonché la tipica aletta laterale,  caratterizzano il mobile del primo 700  genovese. Il mobile curvilineo, che in questo periodo interessò anche la Francia ed altri paesi d’ Europa, fece definire questo periodo come ” Le siècle de la femme”.

ROCCO UN SANTO LAICO

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Rocco da Montpellier visse nel XIV secolo, ad un certo punto della sua vita intraprese un pellegrinaggio verso Roma e giunto che vi fu, si dedicò alla cura degli appestati. Colpito anch’  esso dal morbo,  si rimise in cammino verso la sua patria, ma presto le forze lo abbandonarono, stava per morire quando un angelo del Signore lo guarì miracolosamente ed un cane gli procurò il cibo per continuare il suo cammino. Dopo la sua morte,avvenuta in circostanze poco chiare, il suo culto si diffuse velocemente anche il Liguria dove ciclicamente la popolazione era colpita dal flagello della peste. Nella foto una scultura del santo in legno scolpito, dipinto e parzialmente dorato di Anton Maria Maragliano ( Genova 1664 – 1739 ) proveniente dalla chiesa dei S.S. Nicolò ed Erasmo di Voltri         ( Genova ) e conservata nel Museo Diocesano di Genova.

LA MADONNA DELLA CASTAGNA

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All’ inizio del XIX secolo, un muratore trovò tra le rovine del convento dei padri minori del Chiappeto una tavola con sopra dipinta una Madonna con il bambino Gesù sovrastata da due angeli, la prese e la portò al parroco della chiesa di Santa Maria della Castagna a Quarto ( Genova ), Castagna perché in questa area La famiglia dei Castagna aveva terreni e proprietà compresa l’ attuale villa Quartara. L’ immagine sacra firmata da Andrea da Asti e datata 1424 fu nel 1936 collocata all’ apice dell’ altar maggiore spodestando la precedente Madonnina in legno dipinta in policromia che secondo una leggenda fu rinvenuta nella cavità d’ un albero di castagno. La devozione  nei confronti della Madonna delle Grazie crebbe e si radicò nella zona di Quarto, al punto che le fu attribuita la protezione dall’ epidemia di colera  che fece strage tra gli abitanti di Genova all’ inizio del XIX secolo lasciando incolumi tutti gli abitanti della zona.

LA MADONNA DEL MONTE FIGOGNA

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Il monte Figogna sorge alle spalle di Genova nella Val Polcevera che domina con i suoi oltre 800 metri sul livello del mare. Alla  fine del XV secolo un contadino di nome Benedetto Pareto ebbe una visione, La Madonna gli comparve chiedendogli di erigere in suo nome una cappella in quel luogo.  La cima del monte era terreno lasciato libero per i contadini del luogo che lì andavano a far fieno e anticamente era usata come postazione di vedetta per sorvegliare il mare, avvertendo  il popolo con dei falò all’ avvicinarsi di navi nemiche, da qui il nome ” della guardia “. Tornando al nostro Pareto, questi dopo l’ apparizione corse dalla moglie e le raccontò l’ accaduto, ma la donna non gli credette e lo derise, dopo poco tempo però Pareto cadde malamente da un albero ed in fin di vita rivide la Madonna che gli richiese nuovamente  di costruirle una chiesa sulla sommità del monte e miracolosamente lo guarì, di lì a poco la devozione per la Madonna della Guardia si estese per tutta la Val Polcevera sino a Genova ed al genovesato, oggi questo Santuario è la più importante chiesa mariana della Liguria. Interessante visitare gli ambienti dove sono stati posti gli ex voto che sono innumerevoli.

LA CAPPELLA DEI DORIA

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A Fassolo, vicino alla Stazione Marittima di Genova, in quella che fu la dimora del principe Andrea Doria, originariamente non c’ erano ambienti stabilmente dedicati a sacre funzioni. Nel periodo in cui visse Giovanni Andrea I, al contrario, vi erano numerose cappelle, oggi solo una  conserva la connotazione originaria, il dipinto sopra l’ altare che rappresenta il martirio di san Giuliano  è del grande pittore barocco genovese ma naturalizzato romano, perché a Roma visse e produsse gran parte dei suoi capolavori, Giovanni Battista Gaulli detto Baciccio.

UN CROCIFISSO DI 700 ANNI FA

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A Genova, nel museo d’ arte medioevale di Sant’ Agostino, si trova questo crocifisso d’ un anonimo artista romanico del XIII secolo, fu realizzato in legno di pioppo, scolpito e dipinto anche al verso, quindi é presumibile pensare che fosse destinato ad esser visto a 360 gradi, forse alcuni particolari farebbero pensare ad un’ epoca ancora più antica, quali la postura  frontale del Cristo ed il perizoma a ” due stoffe “, in primis la critica l’ aveva attribuito  ad uno scultore di scuola francese, ma dopo il restauro effettuato a metà degli anni ’70 del secolo scorso si é preferito ricondurre l’ opera ad uno scultore romanico d’ area forse toscana.

STORIA D’ UN DIO BRUTTO E D’ UNA NINFA INFELICE

A Genova, in quello scrigno di tesori che è il palazzo Spinola di Piazza Pellicceria, vi sono delle sale dedicate al grande pittore barocco Gregorio De Ferrari ( Porto Maurizio 1647 – Genova 1726 ). In un grande telero dipinto ad olio è rappresentato il mito di Pan e Siringa mediato dalle Metamorfosi di Ovidio, una favola singolare che originò la parola ” timor panico “. Pan era nato da un rapporto amoroso tra il dio Ermes ed una ninfa, quindi un semidio anche lui, ma brutto, ma così brutto, che persino sua madre dopo il parto quando lo vide fuggì terrorizzata abbandonandolo al suo destino, infatti il bambino aveva più sembianze caprine che umane, aveva le zampe di capra, le zanne sporgenti dalla bocca e le corna, oltre che pelosissimo, ciononostante Pan crebbe ed ebbe un posto tra gli dei dell’ Olimpo perché era un tipo gioviale e simpatico. Un giorno vedendo una ninfa di nome Siringa se ne innamorò perdutamente, ma quella quando lo vide scappò veloce come il vento terrorizzata dal suo aspetto, alla fine giunse sulla riva del fiume Ladone e si rese conto che Pan l’ avrebbe presa, allora pregò le Naiadi ( ninfe dei fiumi ) d’ aiutarla e quelle la trasformarono in canne palustri, invano Pan cercò di abbracciarla, gli restarono tra le braccia solo un fascio di canne che mosse dal vento mandavano un suono delicato, così il dio ne tagliò alcune e si costruì uno strumento musicale che chiamò Siringa in ricordo del suo amore perduto.

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