A Genova, in quello scrigno di tesori che è il palazzo Spinola di Piazza Pellicceria, vi sono delle sale dedicate al grande pittore barocco Gregorio De Ferrari ( Porto Maurizio 1647 – Genova 1726 ). In un grande telero dipinto ad olio è rappresentato il mito di Pan e Siringa mediato dalle Metamorfosi di Ovidio, una favola singolare che originò la parola ” timor panico “. Pan era nato da un rapporto amoroso tra il dio Ermes ed una ninfa, quindi un semidio anche lui, ma brutto, ma così brutto, che persino sua madre dopo il parto quando lo vide fuggì terrorizzata abbandonandolo al suo destino, infatti il bambino aveva più sembianze caprine che umane, aveva le zampe di capra, le zanne sporgenti dalla bocca e le corna, oltre che pelosissimo, ciononostante Pan crebbe ed ebbe un posto tra gli dei dell’ Olimpo perché era un tipo gioviale e simpatico. Un giorno vedendo una ninfa di nome Siringa se ne innamorò perdutamente, ma quella quando lo vide scappò veloce come il vento terrorizzata dal suo aspetto, alla fine giunse sulla riva del fiume Ladone e si rese conto che Pan l’ avrebbe presa, allora pregò le Naiadi ( ninfe dei fiumi ) d’ aiutarla e quelle la trasformarono in canne palustri, invano Pan cercò di abbracciarla, gli restarono tra le braccia solo un fascio di canne che mosse dal vento mandavano un suono delicato, così il dio ne tagliò alcune e si costruì uno strumento musicale che chiamò Siringa in ricordo del suo amore perduto.
