IL PRESEPE GENOVESE

Il presepe genovese si può dire che abbia due anime, una artistica ed una popolare, la massima produzione di statuine presepiali si ebbe del XVIII secolo, periodo nel quale molte botteghe artigiane si dedicarono alla costruzione di statuine alcune delle quali raggiunsero una qualità artistica così alta da far pensare che anche la bottega di Anton Maria Maragliano, celeberrimo scultore su legno sita in via Giulia ( l’attuale via XX settembre ) ne abbia costruite, anche se nessuna fonte storica sia mai riuscita a provarlo. Le statuine furono realizzate come manichini in legno snodati con i volti finemente rifiniti e poi consegnate a sarti che, a seconda del personaggio rappresentato, li completavano con vestiti appropriati al loro ceto, nelle figure tradizionalmente non poteva mancare la contadinella giovane e la vecchia dalla forte mascella, il pastore barbuto con un cappellaccio sulla testa , il giovin signore, il mendico macilento e paralitico, il contadinello glabro, le venditrici di frutta ed ortaggi, lo zampognaro e, naturalmente, il corteo dei re Magi con i loro soldati. La Madonna veniva vestita con poche varianti, solitamente aveva una veste rossa o bianca di foggia spagnola secentesca e manto blu o azzurro, san Giuseppe invece aveva l’abito talare violaceo ed il mantello giallo, i vestiti dei pastori ed i popolani rispecchiavano quelli delle classi meno abbienti, mentre per i nobili venivano cuciti da sarti e ricamatori dei vestiti corredandoli di nastri minuscoli, bottoncini, galloni ed anche, per le signore, di minuscoli orecchini in filigrana d’argento nonché di collanine di corallo, alcune volte in argento erano anche le armi dei soldati dei Magi così come si possono ancora ammirare nel presepe della chiesa di san Bartolomeo di Staglieno. Lo scenario in cui venivano poste le statuine era realizzato con materiali poveri come il muschio, il sughero ed il cartone, pochissimi sono quelli superstiti, perché data la loro fragilità ed il loro riutilizzo da un Natale all’altro quasi tutti andarono perduti, comunque possiamo avanzare delle ipotesi sulla traccia di rari documenti d’archivio e dei cartelami che sono giunti sino a noi.

La Foto soprastante é del presepio della chiesa delle suore Giuseppine di Genova.

Un cammino di ronda splendido per un picnic

Le Mura dette ” Delle Cappuccine ” fanno parte di quelle ” Miage de Zena ” ( mura di Genova) realizzate a partire dal 1546 su direzione dell’architetto milanese Giovanni Maria Olgiati. I nuovi bastioni al fronte di terra si resero necessari perché le vecchie mura trecentesche s’erano mostrate inadatte a fronteggiare l’ attacco d’un esercito nemico munito di armi da fuoco. Queste mura si chiamano così perché nella zona di Carignano le suore Clarisse cappuccine vissero per secoli in un grande convento che dovettero abbandonare nel 1880 per la costruzione dell’ospedale Galliera. Quest’area per moltissimi anni fu in completo abbandono sino a che, non molto tempo fa, fu fatta dal comune di Genova una grande opera di restauro che ha permesso il recupero estetico del tratto del cammino di ronda che si sviluppa dalle mura delle Cappuccine sino alle mura dette “del Prato “, trasformando così quest’area in una piacevolissima passeggiata in cui vi sono due belvedere muniti di spazi per i picnic con panche e tavoli in pietra, panchine per rilassarsi e per ammirare lo splendido panorama dei monti che circondano la città visti dalla foce del torrente Bisagno, allora penserete chissà come saranno contenti i genovesi di questa bella opportunità che ha ridato luce e bellezza ad un posto dimenticato, si ma non tutti….. vi chiederete perché? ve lo racconterò in poche parole, dovete sapere che in una delle aiuole lungo le mura é stata posta la statua di Giorgio Parodi, uno dei co-fondatori della celeberrima azienda motociclistica ” Moto Guzzi”. Giorgio Parodi nato nel 1897 e morto nel 1955, oltre che imprenditore, fu anche un valoroso pilota aviatore nella prima guerra mondiale e fin qui niente di male, ma il Nostro è stato rappresentato dallo scultore Ettore Gambioli in divisa da aviatore fascista…. per cui apriti cielo…… perché se é vero che l’Italia fu per un ventennio fascista, nessuno se lo vuole ricordare e allora bisogna far finta che non lo sia mai stata e rimuovere tutto quello che ci riporta indietro a quel periodo ed invece, lo dico sommessamente, a mio avviso, é meglio ricordare sia il male che il bene della nostra storia, perché come diceva Primo Levi: ” Chi dimentica il proprio passato é condannato a riviverlo”.