C’era una volta il Cinema “Parco”

Chi vuol fare acquisti al “Mercato Orientale ” di Genova, se ci va in auto, trova conveniente parcheggiare all’ Auto Park Serra, lì, in un ex giardino d’una villa cinquecentesca, tra eleganti aiuole ed un’antica fontana in pietra, lascia la sua auto ed a piedi raggiunge il mercato che dista circa 100 metri, quasi nessuno nota in quell’area verde un grande arco in cemento parzialmente coperto dalla vegetazione, negli anni ’50 del secolo scorso, in mezzo a quell’arco era posizionato lo schermo del cinema “Parco “. Nelle calde sere estive questo cinema en plein air proponeva la proiezione di film della passata stagione, da bambino, una volta alla settimana, mia madre ed i miei zii mi portavano lì, non so descrivervi la gioia e l’emozione che provavo, sapete, mi rivolgo ai miei lettori più giovani, a quei tempi la televisione l’andavamo a vedere al bar sotto casa ed andare al cinema era, almeno per me, un vero e proprio avvenimento, alla fine del primo tempo si accendevano le luci ed ad un chiosco si potevano comprare bibite e mottarelli, un ricordo bellissimo e con questo ricordo auguro ai miei lettori un buon agosto. Ciao

Mauro Silvio Burlando

La Chiesa dei morituri

Chi visita il porto antico di Genova con le sue attrazioni ed i suoi musei, ad un certo punto si trova innanzi ad una chiesa addossata alle mura del ‘500, questo tempio eretto tra il 1163 ed il 1188 fu dedicato sin dall’ inizio a San Marco, scelta veramente singolare dato che San Marco era ed é il patrono della città di Venezia acerrima nemica dei genovesi. Al tempo dell’arcivescovo Ugone della Volta, nei pressi dello scalo del Mandraccio, un certo Nepitelli che di nome faceva Striggiaporco ( bel nome davvero), ebbe in concessione un terreno e dopo che ebbe ottenuto l’autorizzazione ecclesiastica, fece porre la prima pietra di questa chiesa, i Nepitelli, iscritti successivamente alla nobiltà con il nome di Salvago, avran pensato: ” tenimmose bòn San Marco che maniman…..”. Per molti anni, sino alla metà del XIX secolo il Molo Vecchio fu uno dei luoghi designati ad eseguire le sentenze di morte che solitamente avvenivano per impiccagione, i condannati, maschi o femmine che fossero, venivano vestiti con una cappetta rossa e con delle babbucce gialle, in modo che il popolino potesse immediatamente riconoscerli, portati in processione circondati dai ” Birri ” ed accompagnati dai membri della Confraternita della Morte il cui oratorio anticamente si trovava vicino alla chiesa di San Donato, i quali trasportavano la bara destinata ad accogliere la salma del condannato, tranne che nei casi di delitti particolarmente efferati in cui, dopo l’esecuzione della pena capitale, l’impiccato veniva lasciato sulla forca per giorni e giorni a monito per coloro che si beffavano della giustizia secolare. Prima dell’esecuzione della sentenza, il reo veniva condotto innanzi alla chiesa di San Marco, dove il sacerdote gli impartiva l’ultima benedizione. La chiesa, il 2 novembre d’ogni anno, celebrava una messa di suffragio per tutti i condannati a morte.

il Parco della Duchessa

Tanti tanti anni fa, nell’estremo ponente di Genova esisteva una villa che era chiamata “Paraxo” ( palazzo in antica lingua genovese ) posseduta da un certo Nicolò Mandillo ( cognome singolare che in genovese significa fazzoletto ), nel 1674 la villa ed il terreno circostante furono acquistati dai nobili Brignole Sale per la bella somma di 22.150 lire e da loro fu chiamata “Villa Grande”, immediatamente iniziarono i lavori di trasformazione di questa avita dimora costruita a mezzacosta del colle Castellaro e del suo grande parco concepito come un giardino all’inglese. Il parco, che è molto esteso, inizia in salita in una foresta caratterizzata da pini marittimi centenari e lecci, ai lati del sentiero, asfaltato in alcuni tratti, é un’intricata vegetazione che trasmette un senso di pace e serenità, i rumori dei propri passi sono intramezzati soltanto dal canto degli uccelli, dallo stormire delle fronde scosse dal vento e talvolta dal richiamo delle poiane e dei nibbi che volano in cerca di piccole prede. I viali sono segnalati come “sentiero natura” ed ogni tanto si scorgono alcune costruzioni immerse nel verde tipiche dei giardini romantici progettati alla fine del XIX secolo. Molte sono le aree attrezzate per un picnic all’aperto con tavoli e panche in legno. La parte più bella del parco é, a mio avviso, un’ampia radura erbosa in cui vive un branco di daini e più a monte un’area recintata dove vivono in comunità tante caprette, gioia dei bambini che le vanno a trovare. La Villa ed il suo parco sono conosciuti da tutti con il nome della sua ultima proprietaria la duchessa di Galliera che lo lasciò in eredità al comune di Genova.