QUEZZI ROCCAFORTE GHIBELLINA

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Il quartiere di Quezzi ( Queci in lingua genovese) certamente esisteva già prima dell’anno 1000, s’era formato nella parte alta della valle del rio Fereggiano alimentato dai torrenti Molinetto e Finocchiara. L’abitato originariamente era sorto intorno alla chiesa della Natività di Maria Santissima nota sin dal XII secolo, le fonti ci dicono che nel XVII secolo in sito erano 250 fuochi e che  gli abitanti di Quezzi  ghibellini  mal sopportavano quelli di Marassi che da guelfi parteggiavano per il papa, questa rivalità spesso si tradusse in aspre contese che portarono gli abitanti di Quezzi nel 1300  ad erigere una torre di difesa in prossimità della loro chiesa, torre poi trasformata in campanile. Durante il restauro di questo tempio  è stato ritrovato un manoscritto redatto dal campanaro Giovanni Battista Santagata con 45 sonate di campane, manoscritto che era stato dimenticato negli archivi parrocchiali e che costituisce un unicum per le chiese del genovesato, nel 2006 Luca della Casa, un giovane campanaro, li ha utilizzati per un concerto.  Le prime notizie d’una cappella intitolata a Sanctae Mariae de Queci sono state ritrovate in una bolla datata 1158  dell’ unico papa inglese che abbia mai rivestito la carica si san Pietro  mr. Nicholas Breakspear che prese il nome di Adriano IV. La chiesa, rifatta quasi completamente nel 1788, ha al suo interno pregevoli opere d’arte purtroppo in cattive condizioni di conservazione  tra le quali un dipinto di Bernardo Castello ed uno di Luca Cambiaso, grande artefice della stagione pittorica genovese del ‘500, modanati entro pregevoli cornici lignee dorate, la speranza è che in futuro possano entrambi essere restaurati e riportati al loro originale splendore. ( post dedicato al mio amico Sergio )

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Luca Cambiaso ( Moneglia 1527 – El Escorial – Spagna 1585 ) sacra conversazione

Albaro quartiere di ville patrizie

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Tra i quartieri di Genova quello d’Albaro  è da sempre considerato uno dei più chic, sin dal tempo in cui Alessandro Magnasco detto il ” Lissandrino ” perché minuto di costituzione ( Genova 1667- 1749) realizzò il celeberrimo dipinto “Trattenimento in un giardino d’ Albaro” custodito nel museo di Palazzo Bianco in via Garibaldi. Il toponimo d’Albaro pare sia dato dal fatto che il luogo è sito a est rispetto al centro di Genova, cioè da Alba ( arba in lingua genovese ) e Arbà è il nome del quartiere poi italianizzato in Albaro, lo storico G. Poggi afferma invece che il nome deriverebbe da ” raibà” che  in italiano significa  insenatura, esiste anche un’antica famiglia genovese che ha questo nome, ma storicamente non si sa con certezza se è la famiglia ad aver dato il nome al quartiere o viceversa. Tra le splendide ville che ancora oggi si possono ammirare in Albaro c’è Villa Cambiaso, lo stemma araldico di questa famiglia patrizia si può vedere scolpito sopra i pilastri che sostengono il cancello d’entrata a questa dimora prestigiosa, lo stemma mostra una scala sostenuta da due levrieri controrampanti sulla medesima. La villa edificata sulla collina d’ Albaro  fu commissionata dal patrizio genovese Luca Giustiniani che nel 1548 affidò il progetto per la sua costruzione all’architetto  perugino Galeazzo Alessi, questa fu la sua prima opera genovese a cui ne seguirono altre. La struttura cubica tripartita fu  fonte d’ispirazione per altre ville fuori porta e per alcuni palazzi edificati in Strada Nuova ( ora via Garibaldi ), la proprietà restò ai Giustiniani sino al 1787 poi fu acquisita dai Cambiaso, oggi  è sede del Politecnico dell’Università degli Studi di Genova. La villa Giustiniani Cambiaso originariamente era circondata da un grande parco che si estendeva  sin quasi al mare. Il parco, di molto ridimensionato a partire dagli anni 30 del secolo scorso, esiste ancora ed è pubblico.

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“Generale Cantore” la scuola del mio cuore

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Sin dal tempo in cui Marassi fu comune autonomo, prima di essere  fagocitato dal comune di Genova nel 1873, la popolazione marassina sentiva l’esigenza di dare un’istruzione adeguata ai suoi figli, all’ inizio furono le suore brignoline che acquistarono un vasto terreno che si estendeva da Piazza Galileo Ferraris sino in cima alla collina, più tardi il comune fece abbattere la vecchia scuola e nel 1910 fu posta la prima pietra della nuova scuola ultimata nel 1913 intitolata a Raffaele Lambruschini grande pedagogo genovese. Allo scoppio della prima guerra mondiale l’edificio fu  trasformato in ospedale militare sino al 1923, data in cui l’edificio ritornò ad essere  una scuola cambiando il nome in “Generale Cantore”. Passarono gli anni e si arrivò alla seconda guerra mondiale, l’edificio fu in parte bombardato e distrutto, la piazza fu requisita dai tedeschi e poi, dopo la loro resa, occupata dagli inglesi. Nel 1945, a guerra finita, la scuola fu ricostruita e nel 1956 furono costruite le due ali,  mentre la parte centrale fu alzata di un piano, infine nel 1965 il suo nome cambiò nuovamente in scuola elementare Papa Giovanni XXIII. Nel  1954 un  bambino di 6 anni fu accompagnato dalla sua mamma alla scuola Cantore, era il suo primo giorno di scuola e dentro il cuore aveva sentimenti contrastanti, curiosità e batticuore, ma soprattutto una paura indescrivibile di questo mondo sconosciuto che gli si apriva innanzi, quel bambino tremebondo e timidissimo  ero io, mia madre cercò la mia maestra, Maria Casamassima si chiamava e mi affidò a lei,  la ricordo come un angelo buono, anche adesso che siamo  nel terzo millennio ogni tanto la penso ed ancora la ringrazio della pazienza e della gentilezza con la quale  mi ha accompagnato nei miei primi due anni di scuola. Grazie maestra Maria.

P.S.  Gli alberi della piazza Galileo Ferraris li ho piantati io insieme agli  altri bambini della scuola Cantore nel   1956

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IL PONTE DI SAMUELE

ponte sul Polcevera

Eminenti personaggi hanno proposto d’ intitolare il nuovo viadotto sul torrente Polcevera dedicandolo a Renzo Piano, che generosamente ha donato alla città il progetto di questo nuovo ponte semplice e bellissimo, al cantautore Fabrizio De André, a San Giorgio, uno dei primi santi protettori della città, all’Italia o a Genova, io mi permetto sommessamente di suggerire il nome di Samuele, il nome di quel bambino di otto anni che, nel disgraziato giorno in cui il ponte Morandi collassò, morì con negli occhi il desiderio di raggiungere il mare, per me  questo nuovo ponte, nato dalla voglia di resurrezione di Genova e dei Genovesi, dovrebbe chiamarsi il ponte di Samuele.

W MARIA!

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Dopo la proclamazione della Madonna a Regina di Genova nel 1637, in città sorsero moltissime edicole entro le quali venne posta una statua rappresentante la madre di Cristo. Non c’era via, piazzetta o caruggio che mancasse di un’immagine della Madonna, molte di queste sono state sostituite da copie mentre gli originali sono conservati nel museo di Sant’ Agostino a Sarzano, ma qualcuna è ancora lì, sopravvissuta ai danni del tempo, dalle guerre e dagli atti di vandalismo, lì dove diverse centinaia d’anni fa la devozione popolare le aveva poste e ci guardano dall’ alto, ricordandoci del tempo in cui la fede aiutava a superare i momenti bui della nostra vita.

Nella foto edicola barocca posta in via dei Giustiniani rappresentante la Madonna immacolata in un ovale, la perfetta simmetria del manufatto lo datano al primo settecento.

Boggiasco comme t’è bello!

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Bogliasco è il primo comune che s’incontra partendo da Genova verso la riviera ligure di Levante, questo pittoresco paesino nacque alla foce del torrente omonimo dove spiagge pietrose si alternano a pittoresche scogliere. Il suo nome deriva dal fatto che anticamente il corso d’acqua veniva chiamato rio dei Bogli, nome che potrebbe derivare da boeggi (buchi in italiano) per la presenza di numerose pozze d’acqua lungo il suo percorso, mentre “asco” sarebbe invece un suffisso prettamente ligure. Questo ameno paese fu dominato dai bizantini, poi dai longobardi, dai franchi ed infine fece parte dei domini della Serenissima Repubblica Genovese, più volte  fu messo a ferro e fuoco dai nemici di Genova fossero essi i pirati saraceni o i veneziani. Bogliasco oggi si presenta come un piccolo gioiello affacciato sul mare, così vicino ai marosi che pare da un momento all’altro voglia partire verso lontani orizzonti. Quando ero ragazzo, meta obbligatoria domenicale delle calde sere estive, era la gelateria Peruzzi dove preparavano “o’ paciugo” caratteristico gelato sormontato da una montagna di panna e sciroppo d’amarena, indimenticabile….

IL FORTE RICHELIEU

forte Richelieu

La catena difensiva posta alle spalle della città di Genova è formata da un’insieme di fortezze oggi abbandonate al degrado subito dal tempo e dagli atti di vandalismo. Uno di questi fortilizi è posto sulla collina dei Camandoli a 415 metri s.l.m. La costruzione risale alla metà del XVIII secolo quando Genova era minacciata dagli austro piemontesi, da sempre interessati ad avere uno sbocco sul mar Tirreno. Il sito dove fu costruita era detto ” Menegu” e la fortezza fu intitolata a Richelieu dal nome di Armand du Plessis de Richelieu maresciallo di Francia che al tempo era alleata con Genova. Il forte a pianta rettangolare è dotato di bastioni ancora in ottimo stato sui quali erano collocate delle artiglierie e poteva ospitare una guarnigione di 80 soldati, originariamente l’ accesso al forte era dotato di ponte levatoio. Oggi la fortezza non è più accessibile perché al suo interno è stato collocato un ripetitore della RAI, questo in parte ha consentito a questa storica costruzione di mantenersi pressoché integra perché i vandali non hanno potuto accedervi limitandosi a distruggere a pietronate lo stemma sabaudo marmoreo posto al suo ingresso.

genova vista dal forte Richelieu

Vista della città di Genova dal forte Richelieu