STORIA D’UN CROCIFISSO ERRANTE

Sono un appassionato d’arte antica ed in questa veste ho frequentato, da che ne ho memoria, chiese, musei, mostre d’arte e restauratori. Molti anni or sono, entrando nella chiesa di Santa Maria in via Lata, sita sulla collina di Carignano a Genova, già tempio gentilizio dei nobili Fieschi, edificata nel 1340 vicino al loro splendido palazzo che venne distrutto dopo il fallimento della congiura da loro ordita contro i Doria ed oggi sconsacrata ed adibita ad atelier di restauro di Nino Silvestri, lì, dicevo, incontrai per la prima volta questo Crocifisso, che più per le maestose proporzioni mi colpì per il grave stato di conservazione in cui versava, Silvestri mi disse che da molti anni lo aveva in deposito in attesa che le autorità competenti gli dessero il via per procedere al restauro che doveva essere filologico, non teso quindi ad intervenire sulle innumerevoli lacune e mancanze dell’opera ma a indagare su quale fosse la poetica originale che l’aveva generato, eliminando i rifacimenti pittorici fatti a posteriori per sanare i danni fatti dal tempo e dagli interventi di restauro del XIX secolo ancora più dannosi. La grande Croce misura cm. 312 x cm. 282 x cm. 15,5, dipinta a tempera su una tavola di legno di pioppo, é priva della cimasa, dei terminali e della base, la critica moderna lo ha attribuito ad un maestro toscano, forse senese, attivo tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento, il fondo oro dello sfondo, realizzato  con motivi fitomorfi e zoomorfi che si alternano entro piccoli tondi accostati, ricorda le pregiate stoffe lucchesi, mentre l’anatomia del Cristo con l’appena accennata torsione del corpo ci ricordano prepotentemente le opere ducentesche toscane. Originariamente il dipinto era collocato nell’abside della primitiva chiesa romanica di Santa Maria delle Vigne, in seguito venne trasportato nel chiostro dei Canonici, nel 1893 esposto in una mostra a Palazzo Bianco dove rimase sino al 1936, poi trasferito nell’allora chiesa di sant’Agostino e sistemato a parete a capocroce. Nel 1943, per salvarlo dai bombardamenti degli alleati che recarono enormi danni alle chiese del sestiere di Castello, fu messo al sicuro nel paesino di Voltaggio ed alla fine del conflitto ritornò a Genova nella chiesa di sant’Agostino che però, sconsacrata, era stata trasformata in deposito. L’opera fu consegnata alla Soprintendenza nel 1954 che la lasciò lì sino al 2008, dopo di che fu consegnata alla bottega del Silvestri per il restauro. Finalmente nel 2019 la grande Croce Major, dopo più d’un secolo, ritornò nella chiesa di Santa Maria delle Vigne da dove era partita . Alleluia!

Così si presentava il crocifisso prima del restauro fatto da Nino Silvestri ed i suoi collaboratori