Genova in pandemia

Ho avuto la fortuna di nascere dopo la seconda guerra mondiale, appartengo ad una generazione fortunata, quella per intenderci nata all’inizio degli anni 50 del secolo scorso, no, non era la mitica età dell’oro , la città di Genova era piena di macerie dovute ai terribili bombardamenti degli alleati, c’era l’uomo del ghiaccio che passava ogni mattina con il suo carretto, le massaie scendevano in strada per comprare un cubo di ghiaccio che poi mettevano in ghiacciaia, c’era l’ arrotino che sistemava i coltelli di casa, lo straccivendolo e l’ ombrellaio che riparava gli ombrelli maltrattati dal vento che qui da noi l’ha sempre fatta da padrone, c’era nell’aria una povertà diffusa ma dignitosa e tanta, tantissima speranza nel domani. Oggi negli anni 20 del terzo millennio siamo stati colpiti da un male oscuro al quale non eravamo preparati, stiamo rinchiusi nelle nostre case strapiene di TV , di PC e di cellulari dei quali non possiamo più fare a meno, ma ci manca la possibilità di vedere gli amici, i nostri famigliari, i nipoti perché siamo soggetti a rischio e ci sentiamo soli. Per quelli che hanno le gambe buone, consiglio di fare delle gite ai forti di Genova, immenso patrimonio culturale e storico dimenticato dai più, portatevi poche cose magari un panino con il salame di Sant’Olcese, una borraccia e un termos con il caffè, e passate una giornata in mezzo alla natura, non vi risolverà tutti i problemi che ci ha portato questa maledetta pandemia ma aiuta.

Nella foto vista della città di Genova dal forte Puin

La Misericordia di Strada

Nel centro storico di Genova, vicino alla superba via di San Lorenzo, é un caruggetto chiamato Vico del Gesù, qui dal XVIII secolo fu posta un’edicola votiva con un’immagine sacra oggi di difficile lettura e sotto di essa una piccola nicchia scavata nel muro che conteneva una cassetta destinata alle elemosine per i poveri. A Genova queste cassette chiamiamole “Della Misericordia” erano disseminate in tutta la città, così anche i non credenti, se di buon animo, potevano lasciare un obolo per le classi più disagiate senza necessariamente entrare in una chiesa, ricordo che al tempo in cui fu costruito L’Albergo dei Poveri nel terzo quarto del’600, i poveri a Genova erano un vero e proprio esercito, tanto da creare problemi d’ordine pubblico. Le Cassette delle elemosine oggi non sono più, per la verità qualcuna ancora esiste, ma negli antichi muri l’attento osservatore potrà scorgere le nicchie che le contenevano, li troverete in via della Maddalena, in Piazza Cinque Lampadi, in vico degli Indoratori, nella piazzetta di Santa Maria degli Angeli ed in tanti altri luoghi della città vecchia.