UNA NATIVITA’ DEL GRANDE SARZANA

domenico fiasella sarzana 1589 -  genova 1669 con committenti

A Genova, nel Museo dei Beni Culturali dei frati Cappuccini si può vedere questo dipinto ad olio su tela del pittore Domenico Fiasella detto il Sarzana dal suo luogo di nascita, ( Sarzana 1589 -Genova 1669). Nel suo lungo soggiorno romano, il Sarzana ebbe modo di vedere i lavori del Caravaggio e dei suoi seguaci, cosa   che indubbiamente influenzò la sua poetica, come si evince da questa natività realizzata per la devozione privata, dove la luce soprannaturale che si espande dal bambino Gesù caratterizza i singoli personaggi ivi compresi i committenti del dipinto che qui  vollero essere ritratti.

 

 

UN’ ORIGINALE NATIVITA’

montante sinistro porta principale  particolare

Nella  facciata della cattedrale di Genova e più precisamente sul  montante sinistro della portone gotico centrale,  sono rappresentati degli episodi del nuovo Testamento divisi in formelle marmoree, quello mostrato nella foto, ad evidenza, è una natività, nella quale san Giuseppe e la Madonna dormono e Gesù bambino è accudito da tre angeli, un’ originale interpretazione del fatto sacro realizzata da un anonimo artista francese del XIII secolo.

UN PRESEPE NAPOLETANO A GENOVA

corteo mago nero

Nel convento di Nostra Signora del Rifugio in monte Calvario sito in via Centurione Bracelli di Genova, le suore Brignoline ogni anno allestiscono un presepe che costituisce un unicum a Genova per le proporzioni delle statuine e la loro origine partenopea, questo eccezionale complesso costituito da una quarantina di personaggi ed una decina di animali in legno intagliato e policromato di grandi dimensioni, sono infatti  da attribuirsi ad una bottega napoletana attiva nell’ ultimo quarto del XVII secolo, forse all’ artista Nicola Fumo ( 1647 – 1725 ) uno dei più rinomati scultori su legno attivo a Napoli e  non solo. Le sculture sono ancora in legno, quindi precedenti all’ affermazione dei manufatti in terracotta che da XVIII secolo contraddistinsero i manufatti presepiali partenopei. La caratterizzazione delle figure determina veri e propri tipi riconducibili alla tradizione napoletana e si nota una poetica colta e raffinata che miscela accenti di vivace realismo con sprazzi rococò ed un classicismo tardo secentesco. Nella foto il corteo del Mago africano.

IL SEPOLCRO DEL CAVALIERE

san lorenzo lato sud

A Genova, sul lato sud della cattedrale di San Lorenzo, se si alzano gli occhi, si può scorgere una poggiolata in stile gotico  che in realtà è un sepolcro probabilmente d’ un cavaliere dell’ ordine Gerosomiliano, l’ ordine dei cavalieri di San Giovanni ( poi di Malta ) è attestato a Genova sin dal 1180. Sotto un baldacchino marmoreo sostenuto da due colonne a torciglione vi è il sarcofago con sul fronte scolpite in altorilievo al centro la figura del Cristo benedicente con ai lati i simboli dei quattro evangelisti.

UN BARNABA DA MODENA PER UN CONVENTO CHE NON C’ E’ PIU’

BARNABA DA MODENA

Nel centro storico di Genova in Piazza Sarzano, c’ è il museo d’ Arte Medioevale di Sant’ Agostino, qui si può ammirare questo trittico proveniente dalla chiesa  dei Santi Giacomo e Filippo oggi non più esistente, l’ opera è firmata Barnabas de Mutina pinxit, mentre la data non è più leggibile, ma indicativamente  ci troviamo intorno all’ ottavo decennio del 300, rappresenta al centro la Madonna con il Bambino tra Santa Caterina d’ Alessandria e San Nicola di Bari, sulla cimasa centrale é rappresentata una crocifissione; in quest’ opera del suo ultimo periodo artistico, il maestro è alla ricerca di effetti volumetrici che superino le forme pittoriche essenzialmente decorative adottate  in precedenza.

La torre di palazzo Lomellino

torre lomellina

A Genova, nel giardino di Palazzo Lomellino di via Garibaldi, vi è una alta torre posizionata tra il giardino inferiore ed il superiore addossata al muro di contenimento, proprio per consentire il passaggio da un livello all’ altro. Probabilmente eretta nel 1500, la torre fu costruita originariamente, come detto, per la fruizione dei diversi livelli del giardino, ma nel XVIII secolo fu elevata per poter godere d’ un panorama eccezionale ed allo stesso modo poter controllare le navi che sbarcavano in porto. Il suo carattere arabeggiante, che la rende simile ad un minareto, fu messo in relazione con gli interessi commerciali della famiglia Lomellini.

 

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UN SARCOFAGO PER UN ALCHIMISTA

mito di alcesti

Nel Museo Diocesano di Genova troviamo questo sarcofago romano del II secolo dopo Cristo  che racconta il mito di Alcesti, originariamente era collocato sul fianco sinistro della chiesa di Santa Maria delle Vigne e più precisamente sotto l’ arcone che attraversa la base della torre nolare, lì dal 1304 è la tomba ad arcosolio di Anselmo d’ Incisa alchimista e medico di papa Bonifacio VIII nonché di Filippo il Bello re di Francia. Accadeva spesso  nel medio evo che  per onorare la memoria di personaggi illustri si riusassero reperti dell’ antichità greca o romana. Oggi la tomba è ancora li ma il sarcofago è stato sostituto da un calco dell’ originale.

sarcofago romano con il mito di Alcesti II sec. d C. calco

 

 

UNO SCRIGNO PER LA MANO DI SANTO STEFANO

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Nel Museo Diocesano, già chiostro dei canonici della cattedrale di San Lorenzo a Genova, viene conservato questa archetta reliquario della mano di Santo Stefano, si tratta d’ un piccolo capolavoro d’ arte orafa d’ un ignoto argentiere genovese della metà del XV secolo. Il contenitore fu realizzato in argento fuso, filigranato e parzialmente dorato arricchito da gemme, sul fronte è leggibile la scena dell’uccisione del protomartire, dentro è contenuto uno scrigno ligneo del XII secolo che racchiude la reliquia.

un Ecce Homo straordinario

antonello da messina

Nel centro storico di Genova, in quello scrigno di tesori che è Il Palazzo Spinola di Piazza Pellicceria, è conservato questo ” Ecce Homo ” di quello straordinario pittore che fu Antonello da Messina    ( 1425 c. – 1479 ). L’ opera realizzata verso il 1460 é vicina all’ Ecce Homo conservato al Metropolitan di New York  datato una decina d’ anni dopo, anche in questo il Nostro pittore immagina il Cristo ritratto a mezzo busto, ma l’ espressione del viso è completamente diversa,in uno si legge la pura afflizione per il suo stato, nell’altro Gesù sembra interrogare il fruitore dell’ opera circa il suo destino ineluttabile. In entrambi i dipinti in basso sulla cornice è posto un cartiglio con la firma, in questo caso questa non funge soltanto come raccordo spaziale ma è parte integrante dell’ opera pittorica.

 

 

IL GIARDINO DELLA DUCHESSA

giardini all' italiana

Nel periodo rinascimentale, per la realizzazione dei giardini delle ville ci si ispirava alla Hypterotomachia Poliphili ( amoroso combattimento di sogno di Polifilo ), libro pubblicato nel 1499 da Aldo Manunzio il vecchio, il cui testo sarebbe stato attribuito tra gli altri allo stesso Leon Battista Alberti. Questi giardini dovevano principalmente essere destinati non solo al godimento della natura ma a favorire la crescita spirituale dell’ uomo. La città ideale non si esauriva quindi solo nella progettazione di piazze e monumenti, ma interessava anche la natura, anche qui la simmetria e le proporzioni dovevano prevalere sull’ aspetto puramente naturalistico per creare un insieme di perfetta armonia. Leon Battista Alberti aveva già scritto “Villa ” che era un trattato sull’ architettura delle ville di campagna, un argomento da lui già trattato nel ” De Re Aedificatoria ” dove la casa di campagna diventa un luogo di puro piacere. Nella foto i giardini all’italiana della villa Brignole Sale conosciuta da tutti come la Villa della Duchessa Di Galliera a Genova Voltri.

storia d’ una Madonna, d’ un artista sfortunato, di due sporcaccioni e d’ un chierico assassino.

pellegro piola

Dopo aver realizzato una Madonna dipinta su ardesia per la corporazione dei “Fraveghi ” ( orefici ) da essere esposta a Genova  nella via a loro dedicata, opera che aveva suscitato grande ammirazione e portato fama al pittore Pellegro Piola giovane di appena 23 anni, nell’ anno del Signore 1640, il nostro Pellegro una sera uscì a far baldoria con gli amici, tra cui un chierico di nome Giobatta Bianco, dopo aver mangiato e bevuto, ritornando a casa,  Pellegro vide due lanaioli orinare contro il muro della casa d’ un suo amico, volarono pesanti insulti e cazzotti sino a che, ad un tratto il Bianco tirò fuori un coltello inseguì uno dei due lanaioli e lo pugnalò alla schiena mentre cercava di scappare, sentendo arrivare una persona di corsa dietro di lui, pensando che fosse l’ altro compare, si girò repentinamente e lo pugnalò nel ventre senza rendersi conto che invece era il povero Pellegro che era accorso per dargli man forte, quando si rese conto di ciò che aveva fatto si disperò e cercò d’ aiutarlo ma Pellegro dopo un giorno d’ agonia morì senza mai accusare il Bianco. Tuttavia nel Palazzo Ducale esisteva, ed esiste ancora una chiamiamola buca per le lettere, dove si potevano denunciare i crimini ai supremi ” Sindicatori “anche in via anonima, così il Bianco fu arrestato e condannato a 10 anni d’ esilio, 5 anni alla voga d’ una galea ed al pagamento d’ una multa di mille lire da destinarsi alle opere pie, comunque alla fine la pena dei 5 anni gli fu condonata ed egli passò il periodo di esilio a Fontanegli, paese della val Bisagno.

Nella foto la Madonna degli Orefici con Sant’ Eligio e  San Giovanni Battista  di Pellegro Piola conservata al Museo dell’ Accademia Ligustica di Belle Arti in Piazza De Ferrari.

LA CADUTA DEI GIGANTI

caduta giganti di perin del vaga

La caduta dei giganti dipinta sulla volta del salone di rappresentanza  della villa del principe Doria a Fassolo vicino alla stazione Marittima di Genova, riprende il mito di Giove che scaglia le folgori ed uccide i giganti ribelli che volevano scalare L’ Olimpo per mettere in discussione la sua regalità, l’ affresco  é un’ allegoria su Carlo V imperatore di Spagna e delle Fiandre che sconfigge i suoi nemici. Pietro Bonaccorsi detto Perin del Vaga, eclettico allievo di Raffaello, lo realizzò nel quarto decennio del XVI secolo.

LUCA BAUDO DA NOVARA

MSA luca baudo

Nel museo di Sant’ Agostino in Piazza Sarzano, è conservato questo dipinto realizzato a olio su tavola, firmato Luca Baudo  e datato 1493,  questo  pittore lombardo naturalizzato genovese, di cui si hanno notizie da 1481 al 1510 c., ci ha lasciato la sua più antica opera firmata, i personaggi che animano la scena sono contraddistinti da un penetrante segno grafico e coloristico, ben messo in evidenza dalle architetture classiche e dal sereno panorama di fondo che si ispira alla cultura rinascimentale lombarda.

L’ IMMACOLATA PER LA CONFRATERNITA DELLA MORTE

anton maria piola Immacolata oratorio s. sabina o della morte

Nel 1587 L’ arcivescovo di Genova Antonio Sauli approvò le costituzioni della Confraternita della Morte, che da principio aveva per istituto di seppellire per carità i cadaveri degli schiavi. La popolazione, forse per scaramanzia, preferì chiamare l’ oratorio che faceva capo a questa confraternita con il nome di Santa Sabina, che era il nome  della vicina chiesa oggi sconsacrata, dentro l’ oratorio si può ammirare una bella pala d’ altare dedicata alla Madonna Immacolata realizzata da Anton Maria Piola alla fine del XVII secolo.

VIA DI CANNETO IL LUNGO

canneto lungo

Questo lungo vicolo del centro storico di Genova, originariamente era un fossato attraversato da un corso d’ acqua infestato da un folto canneto. Al civico n. 29 si può vedere un bel bassorilievo in marmo con San Giorgio che uccide il drago, non tutti potevano avere l’ onore di porre come soprapporta  della loro abitazione l’ antico patrono della città, ma solo coloro ai quali era concesso questo privilegio, per esempio i capitani di galea che si fossero distinti in combattimento per la loro audacia ed il loro coraggio.  In questo vicolo era pure la casa di Orietta Scotto Centurione ( contraddistinta oggi dal civico n. 6) che nel 1376 ospitò Santa Caterina da Siena.  Nel Medio Evo la via era animata  da botteghe di speziali, mercanti di tessuti ed armaioli nonché da fonderie per la realizzazione di campane.

MAGNASCO A PARIGI

A Parigi, presso la galleria Canesso sino al 31 gennaio 2016 è stata dedicata una retrospettiva del pittore genovese Alessandro Magnasco ( 1667 – 1749 ) detto il Lissandrino perchè mingherlino e piccolo di statura. Tra le opere esposte c’ è un dipinto del museo Luxoro di Genova che ben rappresenta la pittura di questo artista proiettato nel futuro: ” Il pittor pitocco tra zingari e suonatori ” potrebbe anche chiamarsi ” Apologia dello squallore “, in un cupo scenario architettonico, guizzano le figure realizzate a rapide pennellate di tocco, il povero pittore circondato da squallidi personaggi, tra cui musicanti e zingari cenciosi, evidenzia la poetica d’ un Magnasco maturo, dove l’ intento anti celebrativo, dissacratorio e polemico prendono il sopravvento sul racconto pittorico, non ci troviamo più di fronte ad  un dipinto ma ad un grido silenzioso sulla condizione di miseria in cui versa gran parte della popolazione all’ inizio del XVIII secolo.pittor pitocco del magnasco