La Corporazione dei Setaioli

C’era una volta a Genova la potente corporazione dei Seateri ( Setaioli ), nei capitoli dell’arte dei tintori d’éndeghi ( indaci ) e sete della città e dei borghi di Genova, erano raccolte le normative in lingua latina e volgare dei secoli XIV – XVI che riguardavano tra l’altro i colori con i quali era possibile tingere i drappi di seta, colori che andavano dal morello di grana al rosso vermiglio di coconiglia ( cocciniglia ), dal colore negro di vitriola all’éndego ( indaco ) che era una materia tintoria tra le più usate e pregiate. I “Setaioli ” erano per lo più collocati nella città vecchia nella zona di Ponte Reale. Quest’arte si tramandava da padre in figlio ed alcune famiglie, come per esempio la mia, quella dei “Burlando” proveniente da Aggio Ligure, sin dal Medio Evo, si specializzò in questo antico mestiere ed acquisì tanta notorietà da essere pubblicata nel libro delle famiglie blasonate dello Scorza.

Storia d’una Giustizia perduta e poi ritrovata

Nel centro storico di Genova, nascosta come una perla preziosa, é la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola di piazza Pellicceria, tra i tanti capolavori esposti in questo avito palazzo, c’è una statua che rappresenta la Giustizia, sul suo petto fu scolpita una bilancia a significare l’equità del giudizio e sul cartiglio che reca in mano é scritto: ” DILEXISTI IUSTITIAM ODISTI INIQUITATEM ” il cui significato é : amasti la giustizia ed odiasti l’iniquità, frase di derivazione biblica che si dice abbia pronunciato in punto di morte il papa Gregorio VII nel 1085. Questa statua faceva parte del monumento sepolcrale commissionato dall’imperatore di Germania Enrico VII a Giovanni Pisano ( Pisa 1248 c. – 1315 c. ) in memoria della sua amata moglie Margherita di Brabante morta a Genova di peste nel 1311. Il monumento funerario terminato nel 1313 fu posto nella chiesa di san Francesco di Castelletto e da subito meta di pellegrini che venerarono Margherita come una santa. La regina fu rappresentata come un’anima festante sorretta da angeli con lo sguardo sorridente rivolto verso il Cielo ed il suo sarcofago sorretto dalle quattro virtù cardinali : la giustizia, la prudenza, la fortezza e la temperanza. Passarono gli anni e poi i secoli, alla fine del 1500 il monumento venne distrutto, non se ne conoscono le cause ed all’inizio del XIX secolo fu distrutta anche la chiesa di San Francesco di Castelletto della quale resta qualche rara testimonianza, ma dal lontano passato riemersero nel secolo scorso alcuni frammenti di questo capolavoro, i più importanti ritrovati nella villa della duchessa di Galliera a Voltri, oggi conservati nel museo della statuaria medioevale di sant’ Agostino e la statua della Giustizia ritrovata in un giardino d’una villa genovese che ha trovato dimora nella casa che appartenne agli Spinola e prima di loro ai Grimaldi ed ai Doria oggi uno dei più interessanti musei di Genova.

Una Madonna armata contro i crucchi

Quando si visita il parco della Duchessa di Galliera a Voltri ripercorrendo gli antichi sentieri costeggiati da alberi secolari dove i soli rumori sono lo stormire delle fronde scosse dal vento, il canto degli uccelli e d’estate il frinire delle cicale, si arriva in cima alla collina, lì è il santuario di Nostra Signora delle Grazie. Secondo una leggenda, la fondazione di questo tempio risalirebbe ai tempi della predicazione in Liguria di Nazario e Celso, cioè al primo secolo dopo Cristo, ma é più probabile che la primitiva costruzione risalga al 343 così come risulterebbe da una lapide trovata nelle vicinanze. Originariamente la parrocchiale fu dedicata a san Nicolò ed aveva vicino un ospitale per accogliere i pellegrini, più tardi venne edificato un convento affidato ai padri cappuccini. La Duchessa di Galliera comprò l’intero complesso nel 1864 e la chiesa fa adibita a Pantheon della sua famiglia. Il tempio fu restaurato nel XIX secolo in stile romanico pisano così come doveva essere all’origine. Secondo la tradizione, durante la guerra di successione austriaca, dopo che a Genova nel quartiere di Portoria il giovane chiamato “Balilla ” aveva dato inizio ad una rivolta sanguinosa contro gli invasori austriaci nel 1746, l’anno seguente, la Madonna di questo santuario apparve ai soldati nemici che s’erano accampati nelle vicinanze, vestita di turchino e con una spada in mano, costringendoli ad una fuga disordinata. L’apparizione miracolosa é ricordata da un rosone della chiesa in cui é rappresentata la Madonna con Gesù bambino in braccio, sotto l’immagine é un cartiglio che recita testualmente: ” Con la sua apparizione Maria coronò l’opera cominciata in Portoria”.