LA CHIESA INFERIORE DI S. GIOVANNI DI PRE’

chiesa inferiore

A Genova Il complesso di San Giovanni Evangelista di Pré é composto da due chiese sovrapposte l’ una all’ altra e da un ospitale destinato originariamente a ricoverare i pellegrini diretti in Terra Santa. Alla chiesa inferiore si accede attraverso un portale aperto nel porticato posto sotto il fianco destro del complesso, come la chiesa superiore, lo spazio si presenta a tre navate delimitate da colonne marmoree terminanti con capitelli cubici con volta a crociera,  la chiesa è praticamente integra nel suo stile tardo romanico con i muri perimetrali realizzati in pietra nera di promontorio  dai Magister Antelami nel XII secolo. Nel’ edificio sono ancora visibili affreschi bizantini che rappresentano Santi diaconi e Serafini databili alla seconda metà del secolo XIII.

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Gian Luigi Fieschi congiurato sfortunato

santa maria in v. lata

Il 2 Gennaio dell’ anno del Signore 1547, i Fieschi, potentissima famiglia genovese, capitanati da Gian Luigi Fieschi, capo della casata, ordirono una congiura contro i loro rivali Doria che li avevano messi in ombra, nelle ore serali repentinamente furono occupate le porte della città e la Darsena dove erano ancorate le galee della famiglia rivale, Giannettino Doria, erede della dinastia  designato da Andrea, fu ucciso da un colpo d’ archibugio non lontano dal palazzo di Andrea Doria, il fattore sorpresa si rivelò determinante e i seguaci dei Doria stavano per soccombere quando accadde l’ ineluttabile: nel’ attraversare la passerella che conduceva alla galea ammiraglia,  Gian Luigi Fieschi cadde in mare e, trascinato dal peso dell’ armatura, andò a fondo come un incudine affogando in poco più di due metri d’ acqua, privati del loro capo, i Fieschi furono sopraffatti dai Doria e la congiura fallì miseramente. La Vendetta d’ Andrea fu terribile tutti i capi della casata meno uno furono impiccati, il corpo di Gian Luigi fu lasciato lì dove era caduto sott’ acqua per diversi mesi a far pasto ai pesci, tutte le proprietà dei Fieschi vennero confiscate e le loro case distrutte compresa quella magnifica che possedevano in cima al colle di Carignano, la furia vendicatrice d’Andrea Doria si fermò solo davanti alla chiesa gentilizia della famiglia rivale intitolata a  S.Maria in via Lata ed ancora oggi è lì con le sue antiche pietre a parlarci d’ un congiurato sfortunato.

ANDREA DORIA O COMANDANTE

palazzo doria

A pochi passi dalla Stazione Marittima di Genova è la villa reggia di Andrea Doria, voluta dal grande condottiero come casa di rappresentanza atta ad accogliere i suoi illustri ospiti.  Nella sala detta di Psiche, è custodito un suo ritratto quando doveva avere circa 60 anni. La prima volta che lo vidi fu nel 2008 nelle sale di Palazzo Venezia a Roma nella mostra monografica dedicata al pittore Sebastiano del Piombo ( Venezia 1485 c. – Roma 1547 ) allievo di Giambellino e del Giorgione, che visse in primis a Venezia e poi si trasferì a Roma al seguito di Agostino Chigi che fu il banchiere del Papa. In questo austero ritratto,  tra il nero della veste  ed i grigi dello sfondo, spicca il viso di Andrea, mi colpì la resa psicologica al personaggio  data da questo grande maestro, che con sapienti tocchi di pittura ci mostra un volto dal grande carisma ed anche spietato con i suoi nemici; al tempo, Andrea fu nominato da papa Clemente VII comandante supremo della flotta pontificia, i trofei navali all’ antica dipinti sotto il ritratto alludono probabilmente alle sei galee messe al suo comando, l’ opera, realizzata ad olio su tavola è da datarsi al 1526.

L’ ANTICO GHETTO DI GENOVA

PIAZZA DON GALLO

Dopo l’ epidemia di peste che decimò la popolazione genovese nel 1656, si volle favorire l’ insediamento a Genova degli ebrei, questo fatto, insieme ad altre misure, favorì la ripresa dei commerci e degli affari. Il ghetto genovese era situato tra vico del Campo, piazzetta dei Fregoso e vico Untoria, la zona venne circondata da cancellate in ferro con due soli varchi che venivano chiusi di notte e riaperti di giorno, a mantenerli chiusi pensavano ” i Massari ” che erano i tenutari delle chiavi, si faceva ciò per impedire intese amorose o la nascita d’ amicizie con i cristiani, comunque in città non si verificarono mai le manifestazioni d’ intolleranza contro gli ebrei come avvenne invece per esempio in Spagna ed in Francia, però da noi gli  ebrei erano costretti obbligatoriamente a sorbirsi un sermone nella chiesa di San Siro o in quella delle Vigne a intervalli decisi dal’ autorità ecclesiastica, in quelle occasioni  venivano scortati fuori dal ghetto dalle guardie ( solitamente mercenari tedeschi ) e portati in chiesa poi, finito il sermone, venivano ricondotti al ghetto mentre una folla di sfaccendati li insultava , li spintonava ed alle volte tirava loro verdure marce, bucce di frutta ed altre sozzure, alla faccia della tolleranza.

COLLEZIONISTI NON SI NASCE …SI DIVENTA

mostra orlando

Quale è il sentimento, il desiderio, la motivazione o quantaltro che spinge una persona a collezionare dipinti antichi ? francamente non lo so, è un discorso molto soggettivo, c’ è chi lo fa per fare un investimento, chi per la gioia di possedere un bene che altri non potranno mai avere, gli inglesi per esempio avevano i cosiddetti ” cabinet painting ” ( dipinti  che il possessore poteva guardare e poi rinchiudere in armadi sotto chiave ), c’ è chi li ama perché nel dipinto ritrova qualcosa che ha dentro, ma non è mai riuscito ad esprimere  etc. etc. io, ovviamente parlo a titolo assolutamente personale, li ho collezionati quando riuscivo a capire il messaggio che attraverso il tempo l’ artista aveva cercato di trasmettere ai suoi contemporanei ed a quelli che sarebbero venuti dopo di loro. La mostra” Uomini e Dei” di Anna Orlando mette in luce come anche oggi il collezionismo sia diffuso, ed è un’ occasione importante per vedere dipinti che per la prima e forse l’ ultima  volta, sono  esposti al pubblico, perché facenti parte di collezioni private non destinate alla pubblica fruizione. Andatela a vedere ne vale la pena.

grechetto

Giovanni Battista Castiglione detto il Grechetto ( Genova 1609 -Mantova 1664 ) Giacobbe incontra Rachele al Pozzo,  collezione privata Banca CARIGE di Genova

A LANTERNA DE ZENA

la lanterna

L’ aspetto attuale del faro di Genova ” A Lanterna de Zena ” risale al 1549, con la più che rispettabile altezza dei suoi 127 metri sul livello del mare, ancora oggi, s’ innalza superbo su quel che resta del promontorio di Capo di Faro. La ” Lanterna ” riuscì a scampare al bombardamento delle navi di Luigi XIV re di Francia, nonché ai terribili bombardamenti del secondo conflitto mondiale, nel’ immaginario collettivo rappresenta la città. La prima erezione d’ una torre sul promontorio di Codefà ( così veniva chiamato ) risale al 1128, nulla si sa del nome del costruttore, secondo una leggenda sarebbe stato ucciso a torre ultimata per impedirgli di costruirne una consimile per qualche città marinara concorrente, o secondo altri, per evitare di saldargli l’ oneroso compenso pattuito, ora dato che questa drastica soluzione risulta narrata anche in leggende di molte altre splendide costruzioni italiane, difficilmente può esser presa sul serio, altrimenti sarebbe stato ben difficile nei tempi antichi trovare architetti disponibili a progettare opere pubbliche.

UN’ EDICOLA PREZIOSA

edicola palazzo san Giorgio bottega dello Schiaffino primo 700

Nella facciata nord del Palazzo San Giorgio di Genova è incastonata come una pietra preziosa un’ edicola dedicata alla Madonna Immacolata, è un trionfo in marmo di Carrara realizzato dalla bottega degli Schiaffino, operanti a Genova dalla fine del XVII secolo alla prima metà del XVIII; la perfetta simmetria dell’ opera la fa datare  al’ inizio del XVIII secolo, siamo ancora molto lontani dalla estrosità e dalla libertà espressività del rococò.

GRECHETTO PITTORE GENIALE

grechetto noè

Giovanni Benedetto Castiglione detto ” Il Grechetto ” ( Genova 1609 – 1695 ) fu forse l’ artista più interessante del secondo seicento genovese anche se percorrerà lunghi periodi della sua esistenza prima a Roma e poi a Mantova presso la corte dei Gonzaga. Questo grande maestro riuscì con la sua pittura a miscelare mirabilmente quanto acquisì dalla pittura fiamminga, da quella veneta, dal barocco del Bernini e del Poussin, sino ad inventare uno stile originalissimo che lo rende  il più riconoscibile tra gli artisti della Genova barocca. Il primo periodo della sua avventura artistica, quello prettamente genovese per intenderci, fu contraddistinto dal’ influenza che su di lui ebbe Sinibaldo Scorza da Voltaggio grande pittore di paesaggio ed animalista, è il periodo in cui dipinse temi biblici, particolarmente i viaggi dei grandi patriarchi della storia d’ Israele, che gli consentirono di  rappresentare animali diretti verso mete ideali accompagnati da un coacervo di utensileria domestica come pentole e vassoi in rame, corde, gabbie e vasellame la cui precisa descrizione trascende la sacralità del soggetto. In questo dipinto conservato al Museo Dell’ Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova in Piazza De Ferrari,viene mostrato l’ ingresso degli animali nell’ Arca di Noé, anche qui è costante un risultato di gran naturalezza, una specie di umanizzazione degli animali, altra sua caratteristica peculiare, ed un dinamismo impostato come se anche i fruitori dell’ opera fossero invitati a parteciparvi.

ARAZZI DA FAVOLA

alessandro magno

A pochi passi dalla stazione ferroviaria di Genova Principe, c’ è la splendida dimora rinascimentale voluta da Andrea Doria, qui nel salone detto ” Dei Giganti ” ci sono due splendidi arazzi che narrano le gesta di Alessandro Magno. I due manufatti furono tessuti con filati d’ oro e d’ argento uniti a seta e lana, realizzati verso il 1460 a Tournai nel ducato di Borgogna, facevano parte d’ un ciclo di arazzi appartenenti al duca Filippo il Buono. I due arazzi misurano quasi 40 metri quadrati e raffigurano numerosi episodi della vita e della leggenda di Alessandro, considerato dai duchi di Borgogna ” il perfetto cavaliere “. Il primo, mostrato nella foto, descrive alcune scene della giovinezza dell’ eroe, l’ arrivo del cavallo antropofago Bucefalo  domato da Alessandro che ne fece la sua cavalcatura, la battaglia contro Pausania, il feritore di  suo padre Filippo di Macedonia, la sua uccisione e la successiva incoronazione del giovane re. Una curiosità: il profilo fisionomico di Alessandro Magno in questi due bellissimi arazzi è quello del duca Filippo il Buono.

Lorenzo De Ferrari e la Galleria Dorata

sala d' oro Lorenzo de ferrari 2Lorenzo de Ferrari ( Genova 1680 – 1744 ) figlio di Gregorio, a nostro avviso,uno dei piu’ grandi se non il piu’ grande pittore della Genova barocca,  fu allievo del padre che lo istrui’ attraverso lo studio dei maestri seicenteschi presenti nelle collezioni genovesi, il suo stile si avvicina a quello del padre influenzato pero’ dallo stile marattesco  imperante a Roma che egli apprese in un suo soggiorno romano. la piu’ famosa delle sue imprese pittoriche e’ la grande decorazione della ” Galleria Dorata ” del palazzo Carrega Cataldi di via Garibaldi oggi sede della Camera di Commercio di Genova, con le storie di Enea mediate dall’ Eneide di Virgili, realizzata probabilmente con la collaborazione del ticinese Diego Carlone per l’esecuzione degli stucchi e terminata nel 1744. Nella foto Enea con l’ ulivo sacro, affresco della lunetta della testata est.

LA RELIQUIA DI SAN LORENZO

reliquia di san lorenzo

Il museo del tesoro della cattedrale di San Lorenzo di Genova fu inaugurato nel 1956 dal cardinale Giuseppe Siri, questo nuovo allestimento, progettato da Franco Albini, era ed è considerato uno dei più significativi esempi espositivi ispirato ai moderni criteri di museologia in un ambiente antico, fonti luminose nascoste guidano lo sguardo dello visitatore alla scoperta dei preziosi oggetti esposti, che nella penombra degli ambienti sotterranei rifulgono quasi magicamente donando al riguardante un’ esperienza indimenticabile. Nella foto il reliquario a statua di San Lorenzo opera d’ un anonimo orafo genovese in argento fuso, sbalzato e cesellato databile al terzo decennio del XIX secolo.

UN ANGELO NAPOLETANO VERACE A GENOVA

scuola napoletana

Nella città vecchia, scendendo alla fermata del metrò di Sarzano, si accede all’ omonima piazza, una delle più antiche di Genova, dove nel XII secolo si organizzavano gare di giostra tra  cavalieri e se le suonavano di santa ragione per conquistare il favore di un potente o il sorriso d’ una dama; proprio di fronte alla fermata della Metropolitana si accede al museo di storia medioevale di Sant’ Agostino, dove, tra i tanti tesori conservati, vi è questo gigantesco angelo custode in legno intagliato e scolpito dipinto in policromia e parzialmente dorato attribuito ad Aniello Stellato, scultore napoletano attivo nella prima metà del XVII secolo.

UN FONDO ORO DI ANTONIAZZO ROMANO

antoniazzo romano

Antonio Aquili detto Antoniazzo Romano ( Roma 1430 c.- 1508 c. )  oltre che realizzare prestigiose commesse, dipinse anche numerose tavole destinate alla devozione privata, come ad esempio questo fondo oro conservato nel museo di Sant’ Agostino di Genova. L’ opera realizzata a tempera su tavola, databile tra il 1475 ed il 1480, raffigura una Madonna con il Bambino che cammina su una balaustra, la scena è illuminata  da una luce ultraterrena realizzata grazie all’ impiego del fondo oro, questa impostazione iconografica dà l’ impressione al riguardante di vedere la scena sacra attraverso una finestra immaginaria.

MACCHINE D’ ALTARE

macchine d' altare

Nel XVIII secolo la celebrazione liturgica si modificò fino a trasformarsi in quello che fu definito come ” Theatrum Sacrum ” nel quale i fedeli sono contemporaneamente spettatori ed attori. Anche a Genova, nelle occasioni solenni, venivano coinvolti pittori, carpentieri, intagliatori, fabbri, argentieri e tappezzieri, cui era affidato il compito di creare ” Macchine d’ Altare ” talvolta di dimensioni colossali realizzate con materiali poveri quali cartapesta, legno, stucco e dipinti a sguazzo. Di questi splendidi allestimenti oltre a rare immagini, resta quasi niente se non alcuni arredi e suppellettili create per l’ occasione, il cui scopo, specie nell’ epoca “Barocca”, era quella di stupire e nello stesso tempo esaltare la grandezza della chiesa di Roma. Nella foto un altare allestito nel Museo Diocesano.