Una distruzione nel nome di Dio

ratto delle sabine_InPixio

  • Nell’anno del Signore 1659 quando i Gesuiti di Genova acquistarono dai De Franceschi la  villa patrizia di loro proprietà  per farne la loro casa madre, la prima cosa che fecero fu cercare di cancellare per sempre gli affreschi che decoravano il piano nobile di questa dimora, i dipinti realizzati da Andrea Semino nel 1559 ( Genova 1526 – 1594 )  e dalla sua bottega, si ispiravano ad episodi della storia romana ed alle” Metamorfosi ” di Ovidio. I  seguaci di Sant’Ignazio da Loyola, con feroce determinazione, cercarono, come detto, di distruggerli tutti ritenendoli osceni perché contrari alla morale ed alla fede cristiana. Passarono gli anni ed il complesso dei Gesuiti intitolato a Sant’Ignazio crebbe in spazi e volumi arricchendosi d’una chiesa e d’un seminario, poi arrivarono le riforme napoleoniche con la soppressione degli ordini religiosi ed il complesso si trasformò in caserma. La seconda guerra mondiale, con i bombardamenti che seguirono e la parziale distruzione dell’edificio,  sembrarono scrivere la parola fine a questo sito ridotto in rovina. Nel 1986 il Comune acquisì quest’area  per poter custodire in questo edificio l’ Archivio di Stato di Genova con i suoi tesori cartacei ed incominciò a predisporre una serie di imponenti lavori di restauro, fu a questo punto che sotto numerosi strati d’intonaco furono rinvenuti in alcuni saloni del piano nobile gli affreschi che tutti ritenevano perduti per sempre. Quello mostrato nella foto rappresenta il ratto delle Sabine da parte dei romani. Lo stile del Semino si concentra sugli aspetti salienti della narrazione pittorica trascurandone i dettagli, è uno stile semplice e sobrio dal quale si evince la sua formazione dal manierismo toscano.