A Compagnia dell’ agùo

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Leggendo sui quotidiani i fatti di cronaca nera,  restiamo stupiti dal fatto che talvolta siano proprio i giovani provenienti da famiglie abbienti gli autori di delitti efferati,  mi sono ricordato d’un fatto di cronaca genovese risalente al 1506, molto vicino al teppismo così ben illustrato dal film ” Arancia Meccanica ”  di Stanley Kubrick, la zona dove venivano perpetrate le violenze è quella di Piazza Banchi nel centro storico di Genova,  il gruppo selvaggio era chiamato “Compagnia dell’ agùo”, i giovani aristocratici che facevano parte di questa vera e propria associazione a delinquere s’ erano fatti fare a Milano degli stiletti dalla lama lunga due palmi e sottile  come un ago appunto, sull’impugnatura s’ erano fatti incidere la scritta ” castiga villani ” con questi pugnali, approfittando della folla che sempre si radunava in piazza, colpivano gli ignari passanti al minimo pretesto e se questo non avveniva lo creavano loro.

IL FANTASMA DI SAN DONATO

navata centrale chiesa di san Donato

A Genova, nella antica  chiesa di San Donato costruita alla fine dello stradone di Sant’Agostino, appoggiato ad una colonna della navata centrale, secondo un’antica leggenda, ogni tanto apparirebbe un fantasma vestito di rosso e con l’ aria pensosa. Come del resto molti degli spettri nostrani, non è per niente comunicativo, il fantasma apparirebbe in autunno e molti pensano si tratti dello spirito senza pace di Stefano Raggi, che nel 1650 abitava in un edificio vicino alla chiesa. Il Raggi era un uomo tutto d’un pezzo e certo non le mandava a dire, quando qualcosa gli andava di traverso armava i suoi sgherri e se c’ era da tirare qualche archibugiata anche agli sbirri della Serenissima Repubblica  non se ne faceva un problema, ma essendo inviso a molti per la sua prepotenza e tracotanza, fu denunciato di alto tradimento ai Supremi Sindicatori che lo fecero imprigionare. Stefano provò in tutti i modi a dimostrare la sua innocenza, ma quando capì che era tutto inutile, si fece portare da sua moglie  in carcere uno stiletto celato dentro un crocifisso e con quello si uccise.

UN SANTUARIO PER LA REGINA DI GENOVA

santuario

La Madonna venne incoronata regina di Genova il 25 marzo 1637, non furono ragioni strettamente religiose che portarono a questo avvenimento ma anche politiche, infatti Papa Urbano VII nel 1630 emanò una bolla con la quale veniva stabilito che nelle processioni si dovesse riconoscere la precedenza agli Stati monarchici rispetto alle repubbliche, così, con una grandiosa cerimonia in Cattedrale, il cardinale Gio Domenico Spinola incoronò la madre di Cristo regina della città. Il Santuario di Oregina deve il suo nome al fatto che entrando in chiesa i fedeli salutavano l’ immagine della Madonna con questa invocazione: ” O Regina ! “. La prima comunità monacale si stabilì in Oregina nel 1634 con l’ arrivo di quattro eremiti, che pare avessero ottime ragioni per prediligere l’ isolamento, il loro priore Guglielmo Musso da Voltri era fuggito da Venezia per evitare la forca, e gli altri tre avevano  nei loro armadi parecchi scheletri da tenere nascosti, comunque a questi subentrarono i Minori osservanti dopo che il Musso fu arrestato dalla Santa Inquisizione e la sua comunità dispersa. Un tempio vero e proprio sorse solo  alla metà del XVII secolo ed i fedeli aumentarono a dismisura dopo che nel 1746 il guardiano del convento vide l’ Immagine della Madonna alla luce d’ una luna infuocata e la Santa Caterina Fieschi che la implorava di salvare la città dagli austriaci, cosa che avvenne puntualmente.

UN CICLO DEI MESI DI 750 ANNI FA

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Nella casa dei canonici della cattedrale di Genova, oggi Museo Diocesano, vi è in una stanza un apparato decorativo assai singolare: disegni a losanghe rosse e blu si estendono dal pavimento al solaio, in alto è posto un fregio figurato per immagini databile alla seconda metà del XIII secolo che, nonostante le lacune, costituisce un’ importante testimonianza nell’ iconografia rappresentante le raffigurazioni dei mesi dell’anno. In un tipico stile romanico- gotico la narrazione inizia con la rappresentazione del mese di gennaio impersonificato dal dio Giano Bifronte assiso regalmente con altri personaggi e seguito da figure di cacciatori con le loro prede; un uomo incappucciato che pota un arbusto rappresenta il mese di febbraio; un gruppo di pescatori che tirano faticosamente una rete colma di pescato  rappresenta marzo; tre figure che banchettano ad una mensa  e due tosatori di pecore aprile; il ciclo si conclude con il mese di maggio dove un uomo con una tunica bruna reca in mano un ramoscello fiorito, vi è un nobile cavaliere, musici e danze di dame. Una cosa che colpisce immediatamente è che in nessuna di queste pitture è contemplato l’ aspetto del  “Sacro”, quindi è presumibile pensare che questi ambienti originariamente non fossero abitati da prelati o personaggi comunque legati a voti ecclesiastici ma da laici.

GENOVA DA…MARE

la lanterna de zena

Non si può non amare Genova, bisogna amarla a tutto respiro

con tutti i suoi contrasti, i suoi umori, odori,colori forti

in tutte le sue stagioni ove si nasconde e svela.

Amarla nelle sue giornate di pioggia battente sui muri di pietra

col mare gonfio di rabbia, la stessa degli ombrelli della gente che corre e si scontra,

amarla con quei suoi squarci di luce immersi nell’ombra dei caruggi,

coi gatti padroni del cielo sui tetti ed i cornicioni gravidi di colombi

e piccioni a filo d’ aria, e i gabbiani impazziti che giocano sulle strade

lontani dal mare. Amarla con le sue ultime luci della sera

sulle ardesie luccicanti delle case come dorsi di acciughe lampeggianti nell’acqua.

Amarla e basta, senza tante parole, in silenzio così, con quel sapore

di vento e di sale di quando si mangia la focaccia sulla spiaggia davanti al mare.

Da ” Ricordati di me ” scritti d’ amore di Roby Carletta

UN CASTELLO PER L’ ASSICURATORE

castello de albertis

A Genova il castello Mackenzie, situato nel quartiere residenziale di Castelletto a 100 metri sul livello del mare, è uno dei più riusciti tentativi di revival dello stile medioevale alla fine del XIX secolo. Il castello fu commissionato dall’assicuratore fiorentino Evan Mackenzie  che vi abitò con la sua famiglia per 27 anni e realizzato dall’architetto Gino Coppedé, al tempo ancora sconosciuto, che dopo quest’ opera assunse grande notorietà, tanto che questa sua formula ” eclettica ” riscosse grande fortuna a Genova e numerose furono le costruzioni che sorsero in città all’inizio del XX secolo ispirate allo stile medioevale. Per alcuni fu ostentazione di mostruosa ricchezza, per altri un tributo al Kitsch, comunque resta pur sempre una testimonianza di quel periodo romantico dove l’ età dell’ oro era stata riconosciuta nel ” Rinascimento “.

 

GENOVA MATRIGNA

monumento a C.Colombo

E’ cosa risaputa che Genova nei confronti dei suoi figli molte volte fu più matrigna che madre, anche di quelli che raggiunsero grande fama come Cristoforo Colombo. L’ inaugurazione d’ un monumento in piazza Acquaverde dedicato al grande navigatore risale solo al 1862. La realizzazione del grande gruppo scultoreo venne affidato a ben otto scultori, la statua principale fu realizzata da Lorenzo Bertolini ( 1777 – 1850 ) alla sua morte sostituito dal suo discepolo Pietro Freccia che di lì a poco morì e fu sostituito a sua volta  dal Franzone. Le quattro statue poste sopra plinti alla base sono figure allegoriche che rappresentano la Nautica, la Religione, la Prudenza e la forza.

IL SANTUARIO CHE NON VUOLE VEDERE..

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Santa Brigida nata presso Uppsala in Svezia nel 1303, rimasta vedova si dedicò alla vita ascetica e contemplativa, fu terziaria francescana e fondò l’ ordine religioso del S.S. Salvatore. In pellegrinaggio verso Roma si fermò a Genova per un certo periodo, e presso le mura della Chiappe, avrebbe espresso una terribile profezia: ” Un giorno il viandante che passerà dall’alto dei colli che recingono Genova, accennando con la mano i lontani cumuli di detriti, dirà: laggiù fu Genova ” e la chiesa  della Madonnetta  avrebbe la facciata principale rivolta verso la montagna proprio per non vedere la rovina della  sua città.

ANCHE GLI ARTISTI VANNO FUORI DI TESTA OGNI TANTO

Nella prima cappella della navata destra della chiesa della Nostra Signora del Carmine a Genova, vi è una pala d’ altare che raffigura il beato Simone Stock che riceve lo scapolare dalla Madonna, questa iconografia fu ispirata da un sogno che Simone avrebbe fatto prima di entrare nel’ Ordine dei Carmelitani. Il grande dipinto fu commissionato al pittore Pietro Paolo Raggi ( Genova 1627 – Bergamo 1711 ) che da imitatore del Grechetto passò ad una personale interpretazione del barocco genovese simile a quella del Guidobono; orbene il Raggi, mentre stava dipingendo questa tela, non si sa per quale ragione, andò fuori di testa, prese una sedia, la fece roteare e la scagliò contro il suo dipinto danneggiandolo gravemente, più tardi cercò di ripararlo  ma il risultato non fu ottimale.  Ipotizzo che forse allora come ora farsi pagare dai committenti non doveva essere cosa facile

Pietro Paolo Raggi San Simone Stock riceve lo scapolare dalla Madonna

LA FONTANA DELLA SFIGA

fontana di via carcassi

A Genova, in via Carcassi lungo le cinquecentesche mura dell’ Acquasola, poco prima di giungere alla porta detta dell’ Olivella, c’ è un’ antica fontana, l’ acqua di questa fontana è nelle credenze della gente carica d’ energie negative …. probabilmente perché molto vicina ad un luogo che era servito come improvvisato cimitero degli appestati ed anche perché lì vicino anticamente  c’ era un bosco che era chiamato ” Il bosco del Diavolo ” un sito dove venivano praticati antichi riti pagani, nessuno si ferma vicino a questa fontana, solo le auto vi passano veloci dirette verso via XX Settembre o Corso Andrea Podestà, i più felici di questa situazione sono i piccioni genovesi che, non essendo superstiziosi, ne hanno fatto il loro bagno pubblico.