SERPENTI GENOVESI

Sin da bambino amavo gli animali, per contro detestavo con tutte le mie forze ogni forma di coercizione a cui gli animali sono sottoposti, al circo mi ci dovevano trascinare con la forza e non parliamo poi d’andare allo zoo, fortunatamente a Genova veri e propri zoo non ce ne sono mai stati se si escludono le grandi voliere che molti anni or sono erano ubicate nella villetta Di Negro, ciò detto, mia nonna, ogni tanto, mi accompagnava al museo di storia naturale dove si potevano vedere ben seimila esemplari di animali, fossili e minerali, quelli mi facevano meno pena perché, nella mia immaginazione, pensavo fossero morti di vecchiaia e che poi li avessero imbalsamati per tramandarne il ricordo , un po’ come per i faraoni d’Egitto. Il museo fondato nel 1867 è uno dei piu’ antichi di Genova, da molto tempo non lo visitavo più’ , solo recentemente sono andato a vedere una mostra di serpenti, ce ne sono esposte molte specie, nonostante il loro aspetto per niente amichevole, mi hanno fatto una gran pena cosi costretti in spazi angusti nonostante le loro ragguardevoli dimensioni. Comunque è stata un’ opportunita’ che mi ha consentito di contemplare animali che, fortunatamente, è difficile incontrare nei nostri boschi. La mostra sarà protratta sino alla fine di quest’anno. Nella foto un boa arboricolo del Madagascar, serpente che vive in ambienti paludosi ed acquatici nascondendosi nella fitta vegetazione, sono creature notturne e solitarie, eccellenti nuotatori trascorrono gran parte della loro vita in acqua, dove cacciano le loro prede che vengono, prima d’essere divorate, soffocate nelle loro spire, possono raggiungere i 4,5 metri di lunghezza .

Un Fastigio del “Barocco” che più barocco non si può

Girovagando per il centro storico di Genova, arrivati a ” Campetto “, si può ammirare lo splendido palazzo del Melograno realizzato alla fine del ‘500, appartenuto prima agli Imperiale, poi ai Sauli, ai De Mari ed infine ai Casareto i quali lo vendettero ad una società che in parte lo adibì ad uso commerciale; fu così che in questo avito palazzo si installò prima un UPIM e poi un OVS. Al piano terreno si può ammirare circondato da reggiseni, camicie da notte e mutande un bellissimo ninfeo realizzato in marmo bianco di Carrara nella seconda metà del XVII secolo da uno dei più talentuosi scultori genovesi Filippo Parodi ( Genova 1630 – 1702 ). Filippo da ragazzino fu avviato al mestiere di bancalaro ( falegname ) diventando in poco tempo bravissimo nell’arte dell’intaglio, a soli 25 anni si recò a Roma dove s’ incantò nel vedere le opere scultoree del Bernini, stette a Roma per sei anni quindi ritornò a Genova dove conobbe lo scultore francese Pierre Puget che realizzò per la famiglia Sauli grandi statue per la loro basilica a Carignano, questo incontro fu determinante per la sua definitiva formazione e la sua poetica come si evince guardando questo ninfeo rappresentante un gigantesco Ercole che sconfigge L’Idra di Lerna. Filippo Parodi s’impossessò dello stile barocco e lo fece suo lasciandoci tanti capolavori. Dovete sapere però che “Barocco ” all’inizio non fu semplicemente il nome dato ad uno stile artistico, ma fu usato in senso dispregiativo, infatti la parola “Barocco ” deriva dal portoghese “Barroco ” che significa una perla imperfetta, la parola “Baroque ” in francese significa stravagante, fuori dai canoni tradizionali ed ancora sinonimo di un gusto pesante, enfatico, ampolloso, prolisso e chi più ne ha più ne metta. Oggi per ” Barocco” intendiamo riferirci ad uno stile nato a Roma per celebrare i fasti della Chiesa Cattolica in contrapposizione con la riforma Luterana i cui maggiori esponenti furono Berrettini, Bernini e Borromini, però con l’accostamento dell’Ercole di palazzo del Melograno con i reggipetti mi pare che siamo prepotentemente tornati alla sua prima definizione.

UNA “MARINELLA” A NERVI

Nervi segna la fine della grande Genova a Levante, il suo nome é famoso in tutto il mondo, così come sono famosi i suoi splendidi parchi e la sua passeggiata a mare; percorrendola, ad un certo punto, ci si trova di fronte ad una curiosa costruzione ” La Marinella ” .l’edificio é simile ad un vascello al quale sia stato tolto lo scafo, questo locale risale al secondo decennio del secolo scorso, nasceva come un caffè e nella sua struttura riecheggiava il periodo della “Belle Epoque ” con le sue vetrate arabescate e la sua struttura in ferro lavorato, fu frequentata in quel tempo da numerosi ospiti stranieri ai quali offriva spettacoli d’arte varia, danze esotiche ed una buona cucina. Nel 1934 l’edificio fu riprogettato dall’ architetto Giacomo Carlo Nicoli , la costruzione esternamente richiamava, come detto, una nave con i suoi oblò al posto delle finestre, le vetrate, i parapetti delle balconate ed il suo albero maestro, in uno spazio ad emiciclo vi era un ampio salone centrale che s’affacciava sul mare e da lì una scala sinuosa conduceva ai soprastanti terrazzi. Il salone fu utilizzato come sala da ballo con un’orchestra che suonava dal vivo. Alla fine degli anni ’50 del secolo scorso l’edificio fu sopraelevato di un piano, una variante, per usare un eufemismo, non felice per la costruzione originaria, poi venne il periodo della decadenza dagli anni ’60 in avanti, sino ad arrivare alle terribili mareggiate ed agli uragani di questo ultimo ventennio che ridussero in macerie gran parte della struttura. Oggi, come l’araba fenice che risorgeva sempre dalle sue ceneri, anche la Marinella é di nuovo lì di fronte al suo mare, lì dove più di cento anni fa l’avevano creata.