Santa Margherita di Marassi non è un tempio che richiama visitatori e turisti, posta dietro la stadio di calcio e collocata su una piazza sopraelevata a metà di via Bertuccioni, la parrocchiale si distingue per le sue forme armoniose ed eleganti. Le prime notizie d’un edificio religioso collocato in loco risalgono addirittura al X secolo ma i primi scritti che ne attestano storicamente l’esistenza sono del 1027, si sa che fu scelta quella posizione sopraelevata per salvaguardarla dalle piene del torrente Bisagno, che, anche a quel tempo, provocavano gravi danni alle case limitrofe al corso d’acqua ed alle popolazioni della valle. Dopo esser passata al clero secolare, poi ai Francescani, poi nuovamente al clero secolare ed ai Carmelitani, fu infine affidata ai P.P. Minimi di san Francesco da Paola. Durante la seconda guerra mondiale, nel 15 Novembre del 1942, subì gravi danni da parte d’un bombardamento della R.A.F. le cui bombe sfondarono il tetto e provocarono incendi che, fortunatamente, non distrussero, se non in parte, le opere d’arte contenute nella chiesa tra cui dipinti di pittori genovesi quali Bernardo Castello e di Gio Battista Carlone. I miei primi ricordi di questo tempio sono le candele, si centinaia e centinaia di candele che rischiararono a giorno la chiesa, accese per grazia ricevuta dai famigliari dei reduci ritornati dalla guerra e dai campi di prigionia, o da quelli, come mia nonna, che pregarono per il ritorno dei loro figli dispersi sui campi di battaglia nelle steppe russe. All’età di 10 anni la mia famiglia si trasferì in un altro quartiere e lì non tornai più, il ricordo più grosso che mi é rimasto della chiesa è l’affresco risalente alla metà del XIX secolo che decora il catino dell’abside rappresentante l’ultima cena di Gesù, quando ero bambino mi chiesi chi fosse la ragazza alla destra del Nostro Signore, per questa domanda ricevetti un sonoro scappellotto sulla zucca da Padre Pietro, il quale mi spiegò che non si trattava d’una donna ma di san Giovanni.
