
E’ cosa risaputa che anche nella Genova medioevale ci furono fornaci che produssero ceramiche ubicate nell’area di Ponticello e della Porta di Sant’Andrea, sulla fine del ‘400 in città ci fu un’importante richiesta di “laggioni ” (*) per la decorazione dei pavimenti , delle sale, delle scale e degli androni dei palazzi che ancora oggi si possono ammirare non solo nel museo di Sant’Agostino ma in alcuni palazzi del centro storico cittadino, tuttavia, dopo le sciagure che colpirono la città di Savona a partire dal ‘500 e proseguirono sino al sesto decennio del XVII secolo, dalla seconda metà del ‘600, Savona ed Albissola raggiunsero con le loro maioliche (**) un altissimo grado di perfezione monopolizzando in Liguria la produzione di questi manufatti, che furono apprezzati anche fuori dai territori della Serenissima Repubblica di Genova. I “figuli” ( così erano chiamati i lavoratori della ceramica ) furono famosi anche per la produzione delle maioliche da farmacia atte a contenere unguenti, pozioni e medicamenti d’ogni genere. Queste maioliche, solitamente realizzate con fondo bianco o berettino ( celeste ) venivano poi decorate in blu cobalto con motivi calligrafici naturalistici desunti dai manufatti che provenivano dall’Asia minore, da motivi religiosi come nella bottiglia illustrata d’epoca secentesca ed anche paesaggi o scene di genere. Queste maioliche, oltre che nel Museo della ceramica Ligure di Savona, si possono ammirare anche a Palazzo Tursi in via Garibaldi a Genova dove sono confluite tutte quelle che appartenevano all’antico ospedale di Pammatone, oggi non più esistente, che per cinque secoli fu il più importante ospedale di Genova. Nella bottiglia rappresentata era conservata l’acqua di Artemisia. un liquido che si estraeva dalle radici e dalle punte dei ramoscelli secchi di questa pianta, era considerato un rimedio per favorire la digestione, e come antispasmodico, diuretico, antidepressivo e febbrifugo; la medicina ufficiale oggi non riconosce alcuna validità dell’uso di questa pianta, peraltro, sarà stato per un effetto placebo, ma anticamente sembra che migliorasse lo stato dei malati a cui veniva somministrata e comunque, tra gli antichi rimedi proposti dai medici genovesi, ce ne furono alcuni che veramente ci lasciano basiti, per esempio le piaghe andavano lavate con aceto forte e poi medicate con un composto a base di sale comune e fuliggine di camino, o , per evitare le pestilenze che mietevano migliaia di vittime, si pensava fosse salvifico un massaggio alla regione cardiaca fatto con olio di scorpione.
(*) i Laggioni erano antiche piastrelle in ceramica smaltata che ripetevano motivi faentini e pesaresi, alcune a motivo rilevato ed altre che imitavano gli “azuleios ” spagnoli.
(**) i prodotti in ceramica ligure vennero chiamati “maioliche” perché originariamente questi manufatti vennero importati dall’ Asia minore ed il porto dove fiorì il loro commercio fu l’isola di Maiorca nelle Baleari.