Castelletto un oasi di tranquillità

.”..Quando mi sarò deciso d’andarci in Paradiso. ci andrò con l’ascensore di Castelletto, nelle ore notturne, rubando un poco di tempo al mio riposo…” così scriveva il poeta Giorgio Caproni nella sua poesia “L’Ascensore”. Il quartiere di Castelletto sorge su una collina che domina il porto di Genova, rinomato per la sua “Spianata ” una grande terrazza che offre un favoloso panorama del porto e del centro storico, un’oasi di tranquillità e di pace lontano e pur così vicino al traffico cittadino. Sulla Spianata o lì vicino, ci sono gelaterie e bar dove godersi il fresco nei mesi estivi sempre affollati da genovesi e turisti, ma il turista curioso si chiederà senza dubbio dov’ é il Castelletto? bene la risposta é che il Castelletto non c’é, o meglio c’era una volta, più che un castelletto fu una fortezza di cui si hanno notizie sin dal X secolo, fu costruita in loco perché dall’alto poteva controllare la città ed il porto, lo scopo originale era costruire un baluardo contro i nemici, ma in seguito servì soprattutto a sedare le rivolte del popolo genovese. Durante la dominazione francese fu ampliato e divenne sede del governatorato, quando nel 1528 i genovesi scacciarono i francesi riconquistando la loro libertà, la prima cosa che fecero fu di demolire la fortezza simbolo degli oppressori stranieri. Trecento anni dopo, quando Genova fu annessa al regno di Piemonte e Sardegna, il governo sabaudo, per prevenire sommosse e rivolte da parte della popolazione, la ricostruì ma nuovamente fu rasa al suolo dai genovesi durante l’insurrezione del 1849. Là dove si trovava la fortezza, a metà dell’800, vennero edificate case per la ricca borghesia genovese.

Dipinto del pittore Domenico Cambiaso ( Genova 1811 – 1894 ) ” Il Castelletto ” nel 1848, un anno prima che venisse distrutto dai genovesi in rivolta. Opera conservata nel Museo del Risorgimento già Casa di Giuseppe Mazzini in Via Lomellini di Genova

Il Presepe di scuola genovese

Le origini del presepe genovese sono difficili da datarsi, un po’ perché delle parti effimere c’é rimasto poco e niente, e un po’ perché per molto tempo non fu considerato opera d’arte in senso stretto, ma un’opera destinata alla devozione popolare e come tale non meritoria di particolari attenzioni, pensate che persino il grandissimo scultore su legno Maragliano realizzatore di grandi casse processionali, veri e propri capolavori, ebbe difficoltà a farsi riconoscere come artista, stante che le ” Corporazioni Genovesi ” lo volevano iscrivere tra i “Bancalari ” cioè i fabbricanti di mobili. Detto ciò, possiamo affermare che dalla fine del XVII secolo e soprattutto nel ‘700 gli artisti genovesi ebbero grande successo, quasi alla pari dei Napoletani, quali artefici di magnifici presepi composti da statuine realizzate come manichini articolati in legno intagliato e scolpito in policromia per le parti a vista e vestiti con abiti d’epoca settecentesca. Nella chiesa di Santa Maria di Castello di Genova, che per molto tempo fu la cattedrale estiva della città, fu attiva una Compagnia del Santo Presepio, il primo presepio documentato nacque lì, dopo di ché tutte le chiese e gli oratori genovesi fecero a gara per realizzare presepi sempre più belli e sontuosi. A Genova, forse il più famoso e quello del santuario della Madonnetta, ma bellissimo é anche quello delle suore Giuseppine, oltre che quello del museo Luxoro di Nervi. Una precisazione devo farla, anche perché recentemente ho letto che le più belle statuine presepiali sono spesso attribuite allo scultore Anton Maria Maragliano ( Genova 1664 – 1739 ), già lo dissi in altri miei scritti e lo ribadisco in questo mio post: non esiste nessuna prova che questo grande scultore si sia mai dedicato a realizzare statuine da presepe, non è da escludere che qualche collaboratore della sua bottega lo abbia fatto, ma non ci é pervenuto nessuno scritto in proposito, mentre invece nel ‘700 fu Pasquale Navone ( Genova 1746 – 1791 ) che impropriamente fu definito allievo del Maragliano, cosa impossibile perché nato 5 anni dopo la morte del grande artista, a realizzare statuine anche di grandi proporzioni d’una bellezza straordinaria.

Nella Foto il presepe allestito al pian terreno del museo di Palazzo Rosso di via Garibaldi a Genova con statuine del ‘700 ed alle spalle una scenografia ispirata ai palazzi di via Garibaldi già via Nuova illustrati in un libro da Rubens.

Gio. Andrea De Ferrari un Velasquez genovese

Il grande storico dell’arte Roberto Longhi nell’ormai lontano 1916 scrisse: ” … Valse insomma il Gentileschi ( Orazio Gentileschi 1563 – 1639 ) sempre attraverso il Fiasella ( Domenico Fiasella 1589-1669 ), a rafforzare questa corrente di pura visione che culmina nel sovrano esecutore di vita , nell’ignaro Velasco ( Velasquez) di Genova che risponde al nome di Giovanni Andrea De Ferrari”. Il Nostro, secondo il Soprani celeberrimo biografo degli artisti di Liguria, nacque a Genova da una famiglia agiata che lo instradò alle scuole. La sua formazione artistica iniziò nella bottega di Bernardo Castello e poi in quella, molto più aperta al “nuovo “, di Bernardo Strozzi, qui Gio. Andrea affinò il suo gusto per il colore che divenne per lui lo strumento per la ricerca del “vero” . A partire dal luglio del 1634 risulta essere iscritto nell’ Accademia di San Luca a Roma dove, a quel tempo, tutti gli artisti venivano registrati pagando un tributo alla Chiesa; a partire dagli anni 40 del ‘600, oltreché dalla scuola del “Sarzana”, saranno i fiamminghi e soprattutto Van Dick ad influenzare la sua poetica, che diverrà più originale contraddistinta da un tocco delicato e un’abbandono graduale allo stile narrativo tipico del Fiasella, per una ricerca d’una maggiore intensità espressiva ed emozionale. Amante dell’eleganza , colto e brillante in gioventù, terminò la sua vita infelice poiché si ammalò di chiragra una malattia che lo colpì nelle articolazioni delle dita delle mani impedendogli di dipingere.

Nella foto: un dipinto raffigurante l’adorazione dei pastori, in primo piano uno dei più stupendi brani di natura morta prodotti dal ‘600 non solo italiano …. ” fiori frutti e animali, figure picciole e grandi, e componimenti di qualsivoglia historia, portata alla maggiore eccellenza dell’arte” ( Soprani 1674 ).

Il dipinto già nella Cappella del Rosario della chiesa di San Domenico, oggi fa parte delle collezioni dell’ Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova.