
Il grande storico dell’arte Roberto Longhi nell’ormai lontano 1916 scrisse: ” … Valse insomma il Gentileschi ( Orazio Gentileschi 1563 – 1639 ) sempre attraverso il Fiasella ( Domenico Fiasella 1589-1669 ), a rafforzare questa corrente di pura visione che culmina nel sovrano esecutore di vita , nell’ignaro Velasco ( Velasquez) di Genova che risponde al nome di Giovanni Andrea De Ferrari”. Il Nostro, secondo il Soprani celeberrimo biografo degli artisti di Liguria, nacque a Genova da una famiglia agiata che lo instradò alle scuole. La sua formazione artistica iniziò nella bottega di Bernardo Castello e poi in quella, molto più aperta al “nuovo “, di Bernardo Strozzi, qui Gio. Andrea affinò il suo gusto per il colore che divenne per lui lo strumento per la ricerca del “vero” . A partire dal luglio del 1634 risulta essere iscritto nell’ Accademia di San Luca a Roma dove, a quel tempo, tutti gli artisti venivano registrati pagando un tributo alla Chiesa; a partire dagli anni 40 del ‘600, oltreché dalla scuola del “Sarzana”, saranno i fiamminghi e soprattutto Van Dick ad influenzare la sua poetica, che diverrà più originale contraddistinta da un tocco delicato e un’abbandono graduale allo stile narrativo tipico del Fiasella, per una ricerca d’una maggiore intensità espressiva ed emozionale. Amante dell’eleganza , colto e brillante in gioventù, terminò la sua vita infelice poiché si ammalò di chiragra una malattia che lo colpì nelle articolazioni delle dita delle mani impedendogli di dipingere.
Nella foto: un dipinto raffigurante l’adorazione dei pastori, in primo piano uno dei più stupendi brani di natura morta prodotti dal ‘600 non solo italiano …. ” fiori frutti e animali, figure picciole e grandi, e componimenti di qualsivoglia historia, portata alla maggiore eccellenza dell’arte” ( Soprani 1674 ).
Il dipinto già nella Cappella del Rosario della chiesa di San Domenico, oggi fa parte delle collezioni dell’ Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova.