Una Basilica forse nata per un bisticcio

La potente famiglia dei Sauli aveva l’abitudine di presenziare alla messa domenicale nella Chiesa dei Fieschi che avevano a Genova dimore sontuose e terreni sulla collina di Carignano, ora la tradizione ci tramanda che un giorno i Sauli, per un contrattempo, fossero in ritardo ed avessero mandato un valletto ai Fieschi chiedendo loro che la sacra funzione fosse posticipata e pare che i Fieschi risposero sdegnati che i Sauli, se volevano fare i loro comodi, si costruissero una chiesa apposta per loro. Non sappiamo se questa diceria corrisponda a verità, fatto sta che nel 1481 nel suo testamento, Baudinelli Sauli lasciò una cifra ingente per erigere una basilica dedicata alla Madonna Assunta che dal colle di Carignano potesse dominare tutta Genova. Quest’obbligo passò agli eredi che solo dopo molti anni iniziarono la costruzione della fabbrica ultimata solo nel XIX secolo, il cui costo superò la cifra astronomica per quei tempi di 100.000 scudi d’oro. Molti anni or sono lessi in un divertentissimo libro scritto da Michelangelo Dolcino che i genovesi, famosi per la loro parsimonia, guardando la facciata della basilica impreziosita dal gruppo statuario realizzato da Claudio David e terminato dallo Schiaffino, immaginarono una sacra conversazione piuttosto irriverente in cui San Pietro avrebbe detto volgendo gli occhi al cielo : ” Oh quante balle àn faeto i Sauli ” e San Paolo di rimando: ” No ò tanti cavelli in testa ” e Maria in mezzo a loro sembra dire con aria smarrita ” E mi cose ne posso? ”

L’Organo di Murta

Murta è un paesino posto su di una collina sul versante destro della Val Polvevera conosciuta oggi in tutto il mondo per la tragedia derivata dal crollo del ponte Morandi. Posto alle spalle di Genova, il suo toponimo deriva dalla pianta di mirto che evidentemente era molto comune in questi territori. Anticamente il paese era composto da un gruppo di casolari costruiti attorno alla chiesa dedicata a San Martino di Tours ed ad altre case sparse che si trovavano più a monte. Le prime notizie storiche su Murta risalgono al XII secolo quando la chiesa venne iscritta nel ” Registro della curia arcivescovile” di Genova me le origini di questo piccolo abitato sono molto più antiche, nel 1284 cittadini murtesi parteciparono alla battaglia della Meloria contro i pisani, ed a ricordo di quella vittoria, furono appese alla parete della chiesa due anelli dell’enorme catena che chiudeva l’ingresso di Porto Pisano e li rimasero per secoli sino a che, nel 1747, furono trafugati dai soldati austriaci che penetrati nella chiesa di san Martino, fecero man bassa di tutto quello che conteneva, si salvò la pala d’altare della metà del ‘600 di scuola fiamminga che raffigura san Martino ed il povero viandante, perché, fortunatamente, fu portata a Genova precedentemente. L’organo a canne é del 1882, é uno strumento a trasmissione meccanica realizzato dai fratelli Lingiardi, inserito in un contesto barocchetto, é una meraviglia da vedere e da ascoltare.

L’Inverno di Fabrizio De André

Sale la nebbia sui prati bianchi/come un cipresso nei camposanti/un campanile che non sembra vero/segna il confine tra la terra e il cielo./Ma tu che vai, ma tu rimani/vedrai la neve se ne andrà domani/rifioriranno le gioie passate/col vento caldo d’un’altra estate./ Anche a luce sembra morire/nell’ombra incerta d’un divenire/dove anche l’alba diventa sera/e i volti sembrano teschi di cera./Ma tu che vai, ma tu rimani/anche la neve morirà domani/l’amore ancora ci passerà vicino/nella stagione del biancospino./La terra stanca sotto la neve/dorme il silenzio d’un sonno greve/l’inverno raccoglie la sua fatica/di mille secoli, da un’alba antica/ma tu che stai ,perché rimani? Un’ altro inverno tornerà domani/cadrà altra neve a consolare i campi/cadrà altra neve sui camposanti.

nella foto : l’angelo custode si arrende alla morte, particolare d’una tomba monumentale del cimitero di Staglieno (Genova ) scolpita da Giuseppe Benetti ( Genova 1825-1914) nel 1878

I Giustiniani su una delle porte dell’ antica Voltri

Voltri, estrema propaggine a ponente della “Grande Genova” ebbe origini antiche, in epoca pre-romana fu capitale del gruppo etnico dei Veituri da cui probabilmente deriva il suo nome, gente bellicosa senza alcun dubbio se i romani chiamarono la città “Hasta Veitorum ” ( Lancia dei Veituri ) e poi, Vulturium dopo che l’ebbero conquistata. L’abitato originariamente era composto da case a due piani circondato da mura che la proteggevano dalle incursioni dei saraceni e dei pirati. Una delle porte della città e più precisamente la porta occidentale detta ” Cerusa” è ancora oggi visibile e sopra di essa fu murato un antico bassorilievo realizzato su una lastra d’ardesia ritrovata in un terreno all’inizio della via dei Giovi. Il bassorilievo ha alla sua sinistra la raffigurazione d’un agnello pasquale e sulla destra uno stemma araldico che mostra le mura merlate d’una città sormontate da tre torri delle quali la centrale é più alta e al di sopra un’aquila nascente. Probabilmente creduto in primis lo stemma dell’antica città di Voltri é invece lo stemma araldico della famiglia Giustiniani. I Giustiniani, potente famiglia genovese, formarono uno dei 28 “Alberghi ” della nostra città, in questo cosiddetto “Albergo ” erano aggregate famiglie che o per censo o per amicizia si unirono in sodalizio non solo per aiutarsi in determinate situazioni di pericolo, ma anche per stringere accordi economici e talvolta affettivi imparentandosi gli uni con gli altri.

LE FAVE DEI MORTI

A Genova, come in altre città d’ Italia, ci sono delle tradizioni legate alle festività religiose, al calendario ed al ciclo delle stagioni. Nel giorno dei defunti, prima che la festa americana di Halloween facesse il tutto esaurito, era d’uso, oltreché fare visita a chi non é più, consumare le cosiddette “fave dei morti”. Le fave dei morti sono dei dolcetti a base di pasta di mandorle che diventa croccante immergendola in un infuso di zucchero, alcune prestigiose pasticcerie genovesi le propongono per la festa dei Santi e per il 2 novembre come ad esempio quella di San Sebastiano nella via Alessi del quartiere di Carignano.