“Gattafura”é la Torta Pasqualina

La torta Pasqualina è una torta salata tipica della Liguria, sostanzialmente era ed é il piatto forte realizzato per festeggiare la santa Pasqua , da qui il nome; attualmente, ma presumo anche prima, si preparava anche per festeggiare l’arrivo della primavera. La sua preparazione non é facilissima, gli ingredienti principali sono una pasta sfoglia ripiena di bietole, uova sgusciate, maggiorana e la “prescinseua” una cagliata fresca che è di difficile reperimento fuori dalla Liguria. La prima documentazione storica sulla Torta pasqualina risale al ‘500, un letterato ed umanista lombardo dal nome di Ortensio Lando da Milano nato nella prima metà del XVI secolo ne dissertò nel suo ” Catalogo degli inventari delle cose che si mangiano et bevono” dichiarando, per quel che lo riguardava, che a lui piaceva più che all’orso il miele. Le uova intere al suo interno sono da considerarsi simbolo di rinascita e le più ardite delle cuoche che si cimentavano nella preparazione della torta, cercavano di farla con ben 33 strati di pasta sfoglia in onore degli anni di Cristo. Una curiosità da mettere in evidenza è che le torte venivano siglate in modo da poterle riconoscere, dato che non tutti possedevano un forno nella loro abitazione, molti si recavano a cuocerle nel forno comunale e quindi era assolutamente necessario distinguerle per evitare appropriazioni indebite. Il Lando chiama la Torta Pasqualina Gattafura perché sembra che il suo gatto amasse saltargli sopra e sfondare la sfoglia con gran disperazione degli astanti. E per finire vi voglio ricordare quanto scrisse il poeta Martin Piaggio a proposito da Pasqualinn-a:

Beneita mille votte e benexia

E benedetta quella magnettinn-a

chi sa fa unn-a tortetta Pasqualinn-a

e ve-a presenta cada e brustolia.

Beneito sae quell’euggio chi l’ammia

e quell’odò ch’a manda da vixinn-a:

L’erbetta, o coccon fresco de pollinn-a

e quella prescinseua chi scappa via;

Beneita segge a meizoa co cannello,

O siaso e a faenn-a chi se lascia tià,

E l’euio chi ven zù comme un spiscioello,

Beneito segge o forno co fornà

O testo, o tondo a ciumma co cotello…

E quella bocca chi ne peu mangià.

Un ringraziamento alla Rosticceria “Gilberto ” di via Galeazzo Alessi di Genova Carignano per la gentile collaborazione.

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