UN CANTO POPOLARE IMMORTALATO DA BRUNO LAUZI

SE TI EU NAVEGA’ ( SE VUOI NAVIGARE )

Se ti eu navegà u gheu di buèi trinchetti / se ti eu fà l’amu’ u gheu di buei suenetti/

la ‘n ta Marina u ghe fa bello stà/se vene i bastimenti chi van a navegà.

Se ti eu navegà ‘te gheu do mà e do vento; coscì pe fà l’amò te gheu un chéu contento.

Véggo u me amò ch’o vegne in sà cantando/con i euggi verso o cé, ch’o cheu a suspirando.

Suspira ben me chèu perché raxion ti n’é/ a bella a se marìa e ti tì cianzeré.

traduzione per i foresti ( per i non genovesi )

Se vuoi navigare ci vogliono buoni trinchetti/ Se vuoi fare l’amore ci vogliono dei bei giovanotti,

la vicino al mare è bello stare se vengono i bastimenti che vanno a navigare.

Se vuoi navigare ti occorrono mare e vento; Così per far l’amore ti occorre un cuor contento.

Vedo il mio amore che viene verso me cantando/con gli occhi rivolti al cielo con il cuore sospirando

Sospira bene, mio cuore , perché hai ragione/ la bella si sposa e tu ne piangerai.

Nella foto un due alberi ancorato alla Marina di Sestri Ponente (Genova )

GIO RAFFAELE BADARACCO PITTORE TALENTUOSO

Nelle sue “Vite de’ pittori , scultori ed architetti genovesi” del Soprani stampato nel 1674 si legge che il pittore genovese Giuseppe Badaracco ( 1588-1657 ) ebbe quattro figli di cui due furono pittori, uno a Roma e l’altro a Genova, “…..quest’ultimo ha nome di Gio Raffaello, giovine, che per la bell’indole fua ci fa fperare un’ottima riuscita, e nell’intraprendere la profeffione , e in ogni altro genere di virtù”. Il Nostro, allievo prima di Andrea Ansaldo e poi di Bernardo Strozzi, ricevette probabilmente i primi rudimenti sulla pittura dal padre che però morì quando lui aveva solo 9 anni, essendo nato a Genova nel 1645 dovette faticare parecchio per affermarsi come acclarato artista in una città dove la bottega di “Piola” la faceva da padrone, sia per le opere laiche come per quelle a tema religioso, tanto che Gio Raffaele , per far emergere il proprio talento, dovette andare a Roma, dove nella bottega del Maratta e di Pietro da Cortona raggiunse la sua maturità artistica, il “cortonismo” resta indubbiamente una componente del suo stile che non abbandonerà mai più e che lo contraddistingue dallo stile dei suoi contemporanei genovesi. Quello di Gio Raffaele é uno stile barocco elegante e non chiassoso secondo la Orlando , sa essere didascalico quando serve, ma sa anche dar prova di un brio pittorico sostenuto da un solido mestiere. Il dipinto rappresentato nella fotografia rappresentante un’ Estasi di santa Teresa d’Avila, olio su tela avente dimensioni di cm. 145 x c. 107,5 fu dipinto probabilmente intorno al 1685 quando Badaracco fu incaricato di realizzare il ciclo dei dipinti dell’oratorio di Coronata. L’opera, facente parte d’una prestigiosa collezione privata genovese, é in vendita, se interessati all’acquisto potete andarlo a vedere a Genova nell’ atelier di restauro di Nino Silvestri in Santa Maria in via Lata. Mauro Silvio Burlando

UNA VILLA CHIAMATA PARADISO

Ho già scritto del quartiere genovese d’ Albaro, il cui toponimo deriva dal fatto che essendo posto ad est rispetto al centro storico di Genova, gode per primo delle luci dell’ “alba” ; alcuni storici come il Poggi ipotizzarono invece che il nome in lingua genovese Arbà derivavi dalla parola “raibà ” che significa insenatura, poi italianizzato in Albaro, per altri ancora il sito avrebbe preso il nome dalla famiglia degli Albaro provenienti dalla Riviera di Ponente, noti sin dal secolo XI, ma, a mio avviso, é più credibile che questi abbiano preso il loro nome da questo territorio e non viceversa. Sino alla prima metà del XIX secolo non esisteva una strada attraversante il quartiere d’Albaro che era scarsamente popolato sebbene impreziosito da stupende ville fatte costruire tra il XVI ed il XVIII secolo da potenti famiglie facenti parte della oligarchia genovese, chiamarle ville mi pare riduttivo, siamo di fronte a splendidi palazzi di villeggiatura molti dei quali ancora esistenti. Tra queste avite dimore si distingue la villa Saluzzo/Bombrini detta ” Il Paradiso ” che con l’edificio costruito sul retro detto ” Paradisetto ” costituisce uno dei più fulgidi esempi di architettura tardo manierista. Artefice di questa meraviglia fu Andrea Ceresola detto ” Il Vannone ” (1575 -1627 ) che la realizzò nell’ultimo decennio del XVI secolo, fu chiamata “Paradiso”, non tanto per la splendida costruzione, ma per i giardini che la circondavano immortalati dal celeberrimo pittore Alessandro Magnasco ( Genova 1667 – 1749 ) nel suo dipinto ” trattenimento in un giardino d’Albaro ” realizzato nel 1735 e facente parte delle collezioni del museo di Palazzo Bianco a Genova in via Garibaldi.