UNA VILLA CHIAMATA PARADISO

Ho già scritto del quartiere genovese d’ Albaro, il cui toponimo deriva dal fatto che essendo posto ad est rispetto al centro storico di Genova, gode per primo delle luci dell’ “alba” ; alcuni storici come il Poggi ipotizzarono invece che il nome in lingua genovese Arbà derivavi dalla parola “raibà ” che significa insenatura, poi italianizzato in Albaro, per altri ancora il sito avrebbe preso il nome dalla famiglia degli Albaro provenienti dalla Riviera di Ponente, noti sin dal secolo XI, ma, a mio avviso, é più credibile che questi abbiano preso il loro nome da questo territorio e non viceversa. Sino alla prima metà del XIX secolo non esisteva una strada attraversante il quartiere d’Albaro che era scarsamente popolato sebbene impreziosito da stupende ville fatte costruire tra il XVI ed il XVIII secolo da potenti famiglie facenti parte della oligarchia genovese, chiamarle ville mi pare riduttivo, siamo di fronte a splendidi palazzi di villeggiatura molti dei quali ancora esistenti. Tra queste avite dimore si distingue la villa Saluzzo/Bombrini detta ” Il Paradiso ” che con l’edificio costruito sul retro detto ” Paradisetto ” costituisce uno dei più fulgidi esempi di architettura tardo manierista. Artefice di questa meraviglia fu Andrea Ceresola detto ” Il Vannone ” (1575 -1627 ) che la realizzò nell’ultimo decennio del XVI secolo, fu chiamata “Paradiso”, non tanto per la splendida costruzione, ma per i giardini che la circondavano immortalati dal celeberrimo pittore Alessandro Magnasco ( Genova 1667 – 1749 ) nel suo dipinto ” trattenimento in un giardino d’Albaro ” realizzato nel 1735 e facente parte delle collezioni del museo di Palazzo Bianco a Genova in via Garibaldi.

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