Storia d’una porta perduta e ritrovata

Nel XIV secolo le mura difensive erette dai genovesi per far desistere l’imperatore Federico Barbarossa dall’ideuzza che s’era fatto di radere al suolo la città ribelle e sterminare tutti i suoi abitanti, non furono più sufficienti perché il tessuto urbano era notevolmente in espansione e quindi si rese necessario allargare la cinta difensiva e potenziarla. Uno dei varchi di queste nuove mura fu la Porta detta dell’Olivella che si trovava sopra il convento di Santa Caterina di Portoria nella zona dove successivamente sarebbe stato edificato l’Ospedale di Pammatone ( oggi Palazzo di Giustizia ), da questa porta si accedeva all’antico quartiere di Portoria, singolare fu che, per un certo periodo, custode di questo varco fu messer Domenico Colombo, padre di Cristoforo lo scopritore delle Americhe, che lì vicino abitò per molti anni. Nel XVI° secolo vennero costruite nuove possenti mura, il vecchio varco dell’ Olivella fu interrato ed il nuovo accesso alla città fu dalla porta di Santo Stefano detta anche “Degli Archi” perché, oltre al fornice centrale, ne aveva due più piccoli ciascuno per ogni lato. Passarono altri secoli, sino ad arrivare al XIX°, quando Carlo Barabino riprogettò il centro della città ed il Parco dell’ Acquasola, allora la porta dell’Olivella venne dissotterrata dandole l’aspetto odierno, quando da via Claudio Carcassi ci dirigiamo verso corso Andrea Podestà dobbiamo necessariamente attraversarla, ma a nessuno viene in mente che lì si sta passando sotto 700 anni di storia.

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