A Genova nel 1515 alla foce del torrente Bisagno, dove oggi è il complesso della Fiera del Mare, fu ultimato un Lazzareto usato per ricoverare i malati di ” morbo pestifero “. Oggi di questo edificio non resta più niente, anche se, a detta degli storici, era amplissimo. Il Lazzareto si era reso necessario, come detto sopra, per cercare d’ isolare la peste che nel 1656 fece 92.000 vittime riducendo alla metà la popolazione di Genova. Bartolomeo Alizeri ” fisico e medico de primari del grande spedale di Pammatone ” pubblicò un libro a proposito di come ci si doveva comportare in caso di contagio o per evitarlo, la peste fu da lui definita ” un tossico” fra i veleni corrosivi, fermentativi e vaporosi, per evitarlo i medici, preti e farmacisti, che erano le categorie più esposte al contagio, non dovevano indossare indumenti di lana per il dimostrato loro potere di trattenere il sale venefico e contagioso, dovevano indossare una casacca di tela cerata ed un cappuccio forato all’altezza degli occhi ed una maschera sulla bocca contenente sostanze odorose quali timo, rosmarino e salvia, in mano era d’ obbligo tenere delle palle con balsami, anche queste per allontanare il pericolo di contagio ( da lì forse nacque il detto non raccontiamoci delle palle! ) e come dieta “pesce” perché Aristotele aveva affermato che i pesci erano immuni alla peste. Le cure che andavano per la maggiore erano: la somministrazione di pietre preziose finemente polverizzate dagli ” Speziali “, i massaggi alla regione cardiaca con l’ olio di scorpione….. le piaghe poi venivano lavate con l’ aceto e poi medicate con un miscuglio di sale comune e fuliggine da camino…. da evitare assolutamente gli amuleti perché indegni per dei buoni cristiani.
Nella foto una sala del museo di Palazzo Tursi dedicata agli speziali ed ai cerusici.