A Genova nel secolo XI° , a 161 metri s.l.m., sorgeva una chiesetta dedicata a Santa Tecla oggi non più esistente, in sito, già al tempo della guerra di Successione austriaca ( 1747 ), fu progettata la costruzione d’un forte dall’omonimo nome, che avrebbe dovuto difendere dall’alto i quartieri d’ Albaro e di San Martino. Nel 1800 la fortificazione di Santa Tecla, collegata con il forte Richelieu, costituì il baluardo che avrebbe dovuto difendere la città dagli attacchi di nemici provenienti da oriente, per far ciò, il forte fu munito di 6 cannoni da 24, cinque da 8 , cinque obici lunghi e ben 200 cannoncini. Fatti bellici di rilievo riguardanti questa fortezza francamente non ne ricordo se non uno veramente singolare: durante i moti genovese del 1849, dopo che il re Vittorio Emanuele II firmò l’armistizio di Vignale con L’Austria, il forte fu occupato dagli insorti, ma quando le truppe regie circondarono la fortezza ed intimarono la resa ai suoi occupanti, questi, dopo circa una mezz’ora, ammainarono la loro bandiera ed aprirono le porte, quando i soldati sabaudi penetrarono nel fortilizio, con circospezione pensando ad un’imboscata, insieme ad un silenzio assordante non trovarono nessuno… solo una mensa imbandita e null’altro. Il forte di Santa Tecla restaurato a partire dal 1982 fu chiuso in attesa che il comune di Genova decidesse la sua destinazione, intanto, nelle lungaggini burocratiche, un gruppo di vandali riuscì a penetrare nel complesso deturpando, distruggendo ed incendiando il tetto della caserma. Oggi il forte é nuovamente in fase di restauro, fortunatamente presidiato dai volontari della Protezione Civile.Stemma marmoreo sabaudo posto sulla porta del forte di Santa Tecla ancora esistente nel 2021