Nel XVII secolo una epidemia di peste colpì la città di Genova, quando scoppiò nel 1655 ebbe effetti terrificanti giacché su una popolazione di 90.000 persone ne uccise ben 80.000 lasciandosi alle spalle una spaventosa carestia per la mancanza di uomini dediti al lavoro e la cessazione quasi totale delle attività di commercio. Il numero dei poveri e dei disperati divenne così elevato che il noto filantropo genovese Emanuele Brignole insieme ad Oberto Torre pensarono di finanziare un’idea che prevedeva, su progetto dell’ architetto Stefano Scaniglia da Sampierdarena, la costruzione d’ un grande albergo destinato ad ospitarli. Nel 1661 la prima parte dell’ edificio fu completata grazie alle 100.000 lire versate dal Brignole per finanziare l’ opera ed alla sua morte egli lasciò metà del suo patrimonio a questa nuova istituzione creata poco fuori delle mura di Genova sulla collina di Carbonara. Il Brignole volle esser sepolto sotto una lapide senza nome nella chiesa del complesso vestito con gli abiti dei ricoverati. Oggi l’ Albergo dei Poveri è sede della facoltà di Giurisprudenza e di Scienze Politiche dell’ Università di Genova.
L’ albergo dei Poveri in una litografia acquarellata del Durau realizzata nella prima metà del XIX secolo
Ci è morto, ultranovantenne, mio Nonno. Ora, dato che era stato costruito con grande generosità per creare un’opera di enorme valore sociale, mi domando, è giusto che ora sia invece sede di una istituzione per la creazione di avvocati, per la maggior parte dedici a creare per lo più pecugnia per le proprie tasche e borsette?
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Effettivamente stride un po
però tenga presente che non tutto il complesso è sede della facoltà di giurisprudenza e di scienze politiche, una parte sarà adibita a museo, o almeno così mi è sembrato di capire e quindi avrà una fruizione pubblica.
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