IL PROLOGO D’ UN PARCO STUPENDO

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Lo scenografo Michele Canzio realizzò il parco della villa Durazzo Pallavicini tra il 1840 ed il 1846, lo realizzò come fosse un’opera teatrale ripartita in tre atti con un prologo ed un epilogo, nel prologo si passa da una intricata foresta di lecci e d’allori, che configura allegoricamente le difficoltà della vita quotidiana ( inevitabile non pensare alla “selva oscura” dantesca), ad un piccolo edificio in stile neoclassico decorato con quattro statue del Rubatto che raffigurano Ebe la coppiera degli dei che rappresenta la gioventù, Flora la dea che rappresenta il rifiorire delle piante dopo la stagione invernale, Leda che rappresenta la donna  per antonomasia e Pomona dea dei frutti, da questo edificio si accede ad un viale che conduce ad un arco di trionfo decorato con statue del Cevasco con scritta un’epigrafe che invita il visitatore ad abbandonare le preoccupazioni ed i dolori che condizionano il suo vissuto ed a godere invece delle opere grandiose della natura, un vero e proprio cammino iniziatico che lo porterà alla fine a riconsiderare quali veramente siano le cose importanti per la nostra vita.

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