Nella Genova della metà del XVII secolo i poveri erano un vero e proprio esercito. Miserabili, diseredati, invalidi reduci dalle guerre che molto spesso imperversavano sul suolo italico, homeless e morti di fame ( intesi non in senso figurato ) invadevano le vie e le piazze della Serenissima Repubblica, tanto da essere un vero e proprio problema per l’ ordine pubblico. Nel 1652 il patrizio genovese Emanuele Brignole, su mandato del Senato di Genova, cercò un sito dove edificare un ricovero che potesse accogliere questa turba di infelici e lo trovò sopra una collina dove scorreva ( ed ancora scorre coperto ) il rio Carbonara. Questo ricovero, oggi conosciuto come Albergo dei Poveri, fu pensato come un enorme complesso a croce latina il cui progetto si ispirò ad ospedali già esistenti a Parigi ed a Milano. I lavori per l’ imponente costruzione si interruppero dopo soli quattro anni, perché Genova fu colpita da una terribile pestilenza che decimò la popolazione, solo per volontà del Brignole, i lavori per la costruzione furono ripresi, ma si conclusero moltissimi anni dopo quando il Brignole era già passato a miglior vita facendosi seppellire nel complesso sotto una lastra di marmo senza nome, questo perché fu accusato d’ aver sperperato le “palanche” della Repubblica più per sua maggior gloria che per fare beneficenza. Obiettivamente in questa costruzione “Ospitaliera” fu adottata una dimensione gigantesca propria del periodo “Barocco” dove tutto doveva stupire per la sua magnificenza e grandiosità tese a testimoniare la gloria di Dio ma anche, lo dico sommessamente, la ricchezza e la potenza dei committenti, così in questo complesso possiamo ammirare sull’altar maggiore della sua chiesa dedicata all’ Immacolata Concezione di Maria, un gruppo statuario in marmo di Carrara realizzato nel 1666 dal celeberrimo scultore marsigliese Pierre Puget ( 1662-1671 ), mentre fuori dalla chiesa possiamo vedere i lunghi corridoi dove venivano posti i letti che dovevano accogliere i poveri, corridoi dagli alti soffitti nei quali nei mesi invernali ci doveva essere un freddo terrificante che non poteva certamente essere lenito dalla vista dei busti marmorei dei benefattori del complesso esposti in bell’ordine nelle loro nicchie.
Emanuele Brignole non era marchese
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