Nei tempi antichi a Genova i medici per poter esercitare la loro professione dovevano superare gli esami di laurea innanzi ai membri del Collegio di Medicina ed un pubblico di notabili, dapprima nella chiesa di San Francesco di Castelletto, oggi incorporata in parte in uno stabile in salita San Francesco ed in parte distrutta e successivamente nella cattedrale di San Lorenzo. Ai candidati non era chiesto dove avessero studiato, ma se avessero collaborato nella bottega d’ un medico conosciuto, in pratica valeva di più sapere da chi avevano imparato l’ arte di medicare piuttosto che in quali studi si erano distinti. comunque era presa in considerazione anche la frequenza presso atenei oltre il confine del Genovesato. Solo dalla metà del ‘500 furono predisposti studi universitari di medicina, per le lezioni veniva usata la lingua latina tranne per quelle di anatomia, dopo quattro anni, per laurearsi, occorreva superare un esame, poi altri esami per essere abilitati come dottori, quando finalmente erano riconosciuti idonei alla libera professione, i neo medici dovevano sempre indossare abiti lunghi sino ai talloni per questo chiamati talari, non potevano partecipare a funerali se non d’un collega o d’ un parente prossimo e non potevano portare abiti a lutto se non per brevi periodo per non spaventare i loro pazienti, inoltre, in caso di pestilenze, dovevano indossare una maschera sagomata a becco di cicogna che conteneva erbe aromatiche e profumate atte ad evitare il contagio, dato che al tempo si pensava che la peste fosse portata da sostanze volatili maligne, a tal proposito ho letto che come cura del terribile morbo veniva consigliato di frantumare pietre preziose, di amalgamarle con acqua e trangugiare la pozione ottenuta, pare che la guarigione dipendesse dalla purezza delle pietre….una soddisfazione per i poveri era constatare che, pietre o non pietre, anche i ricchi morivano come le mosche.
Nella foto navata destra della cattedrale di San Lorenzo
