PIAZZA DINEGRO UN POSTO DA FORCHE

chiesa di san teodoro 2_InPixio

La zona di piazza Dinegro negli antichi tempi era poco edificata, la mappa più vetusta che si è rinvenuta risale al 1537 ed è scarna di particolari mostrandoci in buona sostanza un paesaggio agreste, solo nel XVIII secolo si cominciarono a costruire ville gentilizie tra le quali la più bella: “Villa Rosazza”. La chiesa di San Teodoro, che oggi si può ammirare nelle sue forme neogotiche risale al 1876 , quella primitiva, edificata tra il nono e l’undicesimo secolo d.C., fu demolita nel 1870. Oggi Dinegro è una piazza trafficata, con un mercato storico rionale posto innanzi al terminal traghetti, un grande distributore e la chiesa che con il suo campanile svetta verso il cielo. Questa piazza originariamente era dedicata a san Lazzaro e qui venivano fatte feste popolari con danze e giochi ma anche era luogo di esecuzioni pubbliche, qui venivano drizzate le forche per impiccare i condannati a morte. Ai tempi che furono, i destinati all’impiccagione non potevano godere del privilegio della botola che si spalanca sotto i piedi e che comporta la rottura dell’osso del collo e una morte rapida, nossignore, l’ impiccato veniva tirato su per il collo lentamente con le mani legate dietro la schiena cominciando a sgambettare disperatamente tra le risa del popolo intervenuto per assistere all’ameno spettacolo. Però talvolta le cose non andarono secondo i desiderata dei padri del Comune, gli annali del Giustiniani riportano che nell’anno 1230 quattro corsari furono catturati e condannati a morte, uno era originario di Ventimiglia, due di Portovenere ed il quarto era chiamato Rosso di Morinello, ora dovete sapere che, inspiegabilmente molte persone, tra cui moltissime dame, implorarono le autorità per la concessione della grazia, arrivando anche a tirar sassi al corteo che conduceva i rei alle forche, ebbene due morirono subito ma due di morire non ne volevano sapere. così dopo un bel po’ che erano appesi, vennero tirati giù e riaccompagnati in prigione dove raccontarono con un filo di voce che s’erano raccomandati l’anima alle reliquie di san Giobatta ( Giovanni Battista ), così il Podestà ed il Consiglio, pensando che fossero stati miracolati, fecero loro grazia della vita.

Nella foto la chiesa di San Teodoro

 

 

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