
Nel Palazzo Reale di Genova e più precisamente nella sala detta degli “Arazzi “, se ne può ammirare uno della manifattura di Faubourg Saint-Marcel di Parigi databile al primo decennio del XVII° secolo, realizzato in lana, seta, filo d’argento dorato, su anima di seta da Francois De la Planche e da Marc De Comans su cartoni di Toussaint Dubreil. L’arazzo rappresenta ” L’empietà di Niobe “, ora per coloro che non hanno dimestichezza con i miti greci e con le ” Metamorfosi ” di Ovidio spiego che Niobe, figlia dello sfigatissimo re Tantalo, ricordato per il suo singolare supplizio infertogli da Zeus, regina ricca e potente, partorì 7 figli e sette figlie bellissime. In occasione d’una festività dedicata a Leto alias Latona madre di Febo Apollo e di Artemide, pretese che gli onori ed i sacrifici destinati alla dea fossero piuttosto a lei dedicati, giacché lei ne aveva partorito 14 di figli, mentre la dea solo due. Ora si sa che gli dei dell’ Olimpo s’incavolavano per un nonnulla, figuriamoci per una mortale che osava paragonarsi a loro, così Lete chiamò a rapporto i suoi due figli chiedendo loro di vendicarla, immediatamente Apollo prese il suo arco d’argento e uccise i sette figli maschi di Niobe e Artemide ( la Diana dei romani ) in un secondo tempo, fece fuori le sette figlie. La povera Niobe disperata chiese perdono a Zeus il re degli dei che, pietosamente, si fa per dire, la trasformò in una roccia sul monte Sipilo in Lidia dalla quale sgorga una sorgente perenne, che non é altro che le lacrime della regina blasfema condannata a piangere per l’eternità. L’iconografia rappresentata nell’arazzo ci mostra in basso a sinistra la regina Niobe circondata da una folla festante mentre sullo sfondo è la statua di Leto a braccia aperte con nelle sue mani i simboli che contraddistinguono i suoi figli il sole e la luna.