Dopo l’ epidemia di peste che decimò la popolazione genovese nel 1656, si volle favorire l’ insediamento a Genova degli ebrei, questo fatto, insieme ad altre misure, favorì la ripresa dei commerci e degli affari. Il ghetto genovese era situato tra vico del Campo, piazzetta dei Fregoso e vico Untoria, la zona venne circondata da cancellate in ferro con due soli varchi che venivano chiusi di notte e riaperti di giorno, a mantenerli chiusi pensavano ” i Massari ” che erano i tenutari delle chiavi, si faceva ciò per impedire intese amorose o la nascita d’ amicizie con i cristiani, comunque in città non si verificarono mai le manifestazioni d’ intolleranza contro gli ebrei come avvenne invece per esempio in Spagna ed in Francia, però da noi gli ebrei erano costretti obbligatoriamente a sorbirsi un sermone nella chiesa di San Siro o in quella delle Vigne a intervalli decisi dal’ autorità ecclesiastica, in quelle occasioni venivano scortati fuori dal ghetto dalle guardie ( solitamente mercenari tedeschi ) e portati in chiesa poi, finito il sermone, venivano ricondotti al ghetto mentre una folla di sfaccendati li insultava , li spintonava ed alle volte tirava loro verdure marce, bucce di frutta ed altre sozzure, alla faccia della tolleranza.