A Genova, nel salotto della regina di Palazzo Reale, fa bella mostra di se questo dipinto del pittore emiliano Ercole de Gennari ( 1597-1658) rappresentante la ” Sibilla Cumana ” realizzato verso il 1650. Singolare la leggenda che narra la sorte di questa donna bella e sfortunata, Deifobe, così si chiamava, greca di nascita andò a Cuma città della Campania vicina ai Campi Flegrei ed arrivata al lago d’ Averno vicino al comune di Pozzuoli prese residenza, si fa per dire, in una caverna conosciuta come l’ antro della Sibilla, dove esercitava la sua professione di oracolo ispirata dal dio Apollo, trascriveva i suoi vaticini in esametri su foglie di palma le quali, alla fine della predizione venivano portati via dai venti. Questa sacerdotessa di Apollo fu una delle più importanti figure profetiche dell’ antichità, faceva i suoi vaticini in stato di trance ed era temuta e rispettata, aveva però un handicap: era bellissima, così bella che Apollo si innamorò di lei e le chiese d’ avere un rapporto d’ amore, lei prese con una mano una manciata di granelli di sabbia e chiese al dio di farla vivere un anno per ogni granello, Apollo accondiscese alla sua richiesta, ma a questo punto la bella Deifobe ci ripensò e non ne volle sapere di concedersi al dio, allora Apollo, che come sua sorella Diana era piuttosto vendicativo, la fece vivere ma non le diede il dono della giovinezza, così La nostra povera sibilla pluricentenaria incartapecorì sino a diventare tanto piccola da restare solo ” voce”. La morale può essere scherza coi tuoi ma lascia stare gli dei.