VITTORIO EMANUELE II RE GALANTUOMO MA NON TROPPO…

monumento a Vittorio Emanuele II primo rè d' Italia

Una delle più belle piazze di Genova è certamente quella dedicata a Luigi Emanuele Corvetto, politico genovese ai tempi della occupazione napoleonica, al centro della piazza, posta sopra un grande basamento marmoreo, troneggia la statua equestre del re Vittorio Emanuele II realizzata dallo scultore milanese Francesco Barzaghi che fu inaugurata nel 1886, la dedica che si legge sul monumento recita testualmente: ” I Genovesi al re Vittorio Emanuele II” e sin dall’inizio fu pesantemente contestata dalla popolazione stante che il re in una lettera indirizzata al generale Lamarmora definiva i genovesi:”….vile ed infetta razza di canaglie.. ” Ma per capire come mai il re avesse tanta acredine nei confronti dei genovesi occorre fare un passo indietro nel tempo, nel 1815 durante il Congresso di Vienna,  le nazioni che sconfissero Napoleone Bonaparte decretarono la fine della gloriosa Repubblica Genovese annettendo la città e tutti i suoi territori al regno di Piemonte e Sardegna, dopo la fine miseranda della prima guerra di indipendenza, quando il re del Piemonte Carlo Alberto abdicò a favore di suo figlio Vittorio Emanuele, i genovesi si sollevarono contro le autorità piemontesi di occupazione riuscendo a liberarla, ma il 5 aprile 1849, coadiuvati dalla flotta inglese che impediva rifornimenti dal mare, le truppe piemontesi comandate dal generale Alfonso Lamarmora forti di 30.000 uomini riuscirono a sfondare le difese dei cittadini genovesi e irruppero come un torrente in piena  nella città saccheggiando, rubando, violentando ed uccidendo uomini, donne, vecchi e religiosi che si trovarono davanti, fu a questo punto che il re “Galantuomo” scrisse al suo generale una lettera complimentandosi per la vittoria conseguita contro la città ribelle della quale trascrivo la parte più significativa: “…spero che la nostra infelice nazione aprirà finalmente gli occhi e vedrà l’ abisso in cui s’ era gettata a testa bassa…che ella impari ad amare gli onesti che lavorano per la sua felicità e a odiare questa vile e infetta razza di canaglie di cui essa si fidava e nella quale, sacrificando ogni sentimento di fedeltà, ogni sentimento d’ onore, essa poneva tutta la sua speranza…”

A pochi metri di distanza dal monumento,  nella chiesa dei Padri Cappuccini e più precisamente nelle catacombe di questo tempio secentesco, c’è una cripta celata da una lastra  senza nome dove riposano in eterno tutti quegli eroi dimenticati che cercarono invano di riconquistare la perduta libertà.

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