Di Giovanni Battista Perasso detto “Balilla” ( Genova 1735 -1781 ) storicamente si sa molto poco, comunque, prendendo per buone le tradizioni tramandate dal Sestiere di “Portoria”, questo personaggio mitico sarebbe stato identificato nel ragazzino che nel 1746 scagliò una pietra contro le truppe austriaco/piemontesi che avevano occupato la città di Genova ed a Portoria volevano costringere la popolazione a spingere un pesante cannone che s’era impantanato, cannone che sarebbe stato usato più tardi contro gli stessi genovesi, il Balilla prese dunque un sasso e lo scagliò contro un ufficiale austriaco gridandogli la famosa frase: “Che l’ inse ? ” ( che la incomincio? ) e la rivolta divampò immediatamente come un furioso incendio. Come detto prove storiche che fosse proprio il Perasso da identificarsi con questo personaggio non se ne hanno, tra l’ altro un testimone oculare dei fatti del 1746, in uno scritto il Bellum Genuense, affermò che il ragazzo aveva un altro soprannome molto meno nobile, soprannome documentato anche dalla Rota Criminale della metà degli anni 50 del ‘700 ovvero ” Mangiamerda”. Questo non impedì nel ventennio dell’ era fascista di farne un’ icona del regime ” Fischia il sasso/ il nome squilla/del ragazzo di Portoria/e l’ intrepido Balilla/ sta gigante nella storia….” Il monumento eretto in suo onore, realizzato dallo scultore Vincenzo Giani ( Como 1831 – 1900) oggi collocato di fronte al Palazzo di Giustizia dove anticamente era l’ ospedale di Pammatone, secondo lo storico Federico Donaver, rappresenta, più che il personaggio in se stesso, l’ ardire generoso d’un popolo che giunto al colmo dell’oppressione, spezza le sue catene e si rivendica la libertà.