
Charles Dickens ( 1812 – 1870 ) fu uno degli scrittori più impegnati e prolifici, con i suoi romanzi mostrò i profondi contrasti e le ingiustizie della società vittoriana della seconda metà del XIX secolo, a Genova soggiornò nel 1844 e nel 1853, le sue prime impressioni sulla nostra città non furono del tutto positive pur restando colpito dal suo porto ” maestoso “, dai suoi palazzi ” arrampicati sulle colline ” e dai suoi ” giardini sopra giardini “, paesaggi che definì non dissimili ad una quinta teatrale. Il Nostro descrisse Genova come una visione onirica, un coacervo di suoni, colori e odori che lo proiettarono in un mondo per lui alieno, maestosi palazzi e chiese monumentali vicine a fruttivendoli, i cosiddetti ” besagnini” , che con gli acquaioli vendevano i loro prodotti per le strade ricolme d’ una folla eterogenea composta di popolani, soldati, preti, monaci e “signori ” che per non sporcarsi i piedi si facevano trasportare in portantina, piano piano Genova gli entrò nel cuore sino ad affermare: ” Genova é un posto che cresce dentro di voi giorno dopo giorno. sembra che ci sia sempre qualche cosa da scoprire . Potrete perdervi venti volte, se volete e poi ritrovare la strada tra difficoltà inaspettate, vi troverete di fronte ai più strani contrasti: cose pittoresche, brutte, meschine, magnifiche, deliziose e disgustose si parano davanti al vostro sguardo ad ogni angolo”, Dickens definì Genova come ” una città che non si finisce mai di conoscere” da villa Bagnarello nel quartiere di Albaro si trasferì con la famiglia nella splendida villa delle Peschiere in centro città, da lì si spinse nel centro storico, ammirò i palazzi di strada Nuova ( via Garibaldi) così ben descritti da Rubens, i ” caruggi ” con i loro ” palazzi molto alti e dipinti con ogni tipo di colori “. Concludendo il suo soggiorno affermò che la ” Superba “, così come la definì il Petrarca, é talmente affascinante e ricca di tesori e segreti come quasi nessun’altra città in Italia.
Nella foto il centro storico con la porta Soprana posta nella cinta di mura dette ” del Barbarossa”